Regia di Mario Mattòli vedi scheda film
E' una commediola passabile, con forse qualche cantatina di troppo. Ufficialmente la protagonista è Chiaretta Gelli, ma di fatto il mattatore è Carlo Campanini. Questi non solo compare nella pellicola con il suo vero nome, ma interpreta tutta una serie di sosia di se stesso, e si mangia gran parte del film. Comunque è indiscutibilmente bravo.
Quanto a Mattoli, questo regista famoso per spensierate commedie con Totò qui mostra una vena di inusitata cattiveria, secondo me anche eccessiva. La rappresentazione della famiglia della cantante è veramente all'acido solforico, e a tratti scomposta. Il padre riceve col fucile puntato chi si presenta alla porta e, oltre che odiare oltremodo il mondo dello spettacolo, non ha problemi a cacciare fuori di casa dei poveretti seminudi e affamati solo perché sono attori. In questo è spalleggiato da un prete che soggiorna in casa sua (?!). Se uno ricorda al sacerdote che bisogna vestire gli ignudi e nutrire gli affamati, questi risponde dandogli una per la testa. Tutti loro, poi, sono leccapiedi dei nobili. Lo stesso episodio dei rapinatori sembra accessorio e funzionale solo a fustigare questa immaginaria famiglia da latte alle ginocchia. L'obiettivo è fare del femminismo, ma il risultato è scorbutico e qualunquista. E poi questa acredine secondo me rovina il divertimento.
In complesso è un filmetto accettabile, da guardare senza pensieri. In ogni caso, è molto meglio il Mattoli di Totò e Peppino.
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