Il titolo originale, Interiors, parrebbe descrittivo di un ambiente, ma ben si presta, secondo me, a indicare lo stato d’animo delle persone che in quegli interni erano vissute e si erano mosse fra le stanze e l’orizzonte che le ampie finestre di una grande casa sul mare lasciavano scorgere, quasi incorniciandolo.
Quel mare gonfio e sempre agitato mostrava, come sempre, la potenza pericolosa della natura, confinanandola nella lontananza delle cose irraggiungibili.
Gli anni dell’infanzia e della bella famiglia unita nell’amore (che le finestre-cornice evocavano ancora) tornavano alla memoria di chi, nel presente difficile, avrebbe preferito rimuovere quei ricordi niente affatto felici…
La vicenda
Era tornata da poco in quell’abitazione elegante Eva (Geraldine Page), moglie di Arthur (E.G. Marshal) e vera padrona della casa da cui era stata allontanata per una grave malattia mentale che aveva reso impossibile la convivenza.
L’equilibrio “glaciale” (all’inizio del film così lo evoca il padre) su cui si era retta per troppi anni l’unità familiare si era improvvisamente dissolto: la realtà aveva mostrato il suo volto crudele e aveva fatto piazza pulita del perbenismo di facciata, della falsa sobrietà di Eva, delle sue convinzioni indiscutibilmente classiste.
La donna, che si era ritenuta perfetta come moglie e come madre, era stata sottoposta a cure psichiatriche severissime ma, al suo ritorno, Arthur se n’era andato, convinto di meritare, dopo tanta dedizione a lei e alle tre figlie, ormai sistemate, un periodo di separazione: ormai prossimo alla vecchiaia, avrebbe finalmente pensato a sé e al breve futuro che lo separava dalla fine.
Nella casa era rimasta solo Joey (Mary Beth Hurt), la figlia da lei meno amata, che, in perenne attesa di un lavoro culturalmente adeguato alle sue doti intellettuali, abitava lì insieme a Mikel (Sam Waterston), il suo compagno sessantottino impegnato in politica.
Erano andate via da tempo le altre due sorelle.
Renata (Diane Keaton), poetessa di successo, ora in piena crisi esistenziale e creativa, viveva (mantenendo, grazie all’assegno mensile di Arthur, le vecchie abitudini signorili) con Frederick (Richard Jordan), romanziere fallito che l’aveva resa madre, ciò che ora le pesava, tanto da attribuire alla maternità le proprie difficoltà coniugali.
Anche Flyn (Kristin Griffith) si era allontanatae si stava affermando a Hollywood come attrice televisiva, avendo da tempo abbandonato più ambiziosi - ma meno redditizi - progetti artistici.
Fu così che Eva, migliorata nel fisico – ma molto provata per gli ultimi elettrochoc – era tornata nella bella casa di un tempo, mal sopportando la presenza di Joey, la figlia meno amata, per non parlare di Mikel, l’uomo volgare con i suoi intollerabili comportamenti.
Continue le discussioni con loro, che ne disapprovavano, senza troppo nasconderlo, le spese folli per abbellire le stanze nonché le maniacali attenzioni agli oggetti decorativi, agli accostamenti di colore, alla necessaria proporzione dei mobili…
In questo clima poco sereno erano avvenuti gli sgradevoli incontri di famiglia, durante i quali si era consumata – per la ferma volontà di Arthur di chiedere la separazione da lei - ogni residua possibilità di superare i dissidi, aggravati semmai dalla nuova presenza femminile, Pearl (Maureen Stapleton) che con calda semplicità aveva conquistato il cuore di Arthur, che l'aveva conosciuta in Grecia ed era ben deciso a sposarla.
Era toccato, paradossalmente, proprio a lei il compito di rimettere insieme qualche frammento di quella famiglia disastrata, dopo la tragica morte annunciata (più volte) di Eva e dopo aver riportato, forse, un po’ di luce e di speranza nei cuori inariditi - e riluttanti ad accettarla - di tre sorelle in cerca di sé.
Bellissimo film fra i più terribili scritti da Woody Allen, grande conoscitore di uomini e di donne, delle loro illusioni e del disincanto inevitabile quando la realtà si presenta; film sulle asprezze dell’esistere, sulla morte dei sogni all’apparir del vero, sulla fine di tutti i progetti che fra mille difficoltà avrebbero potuto realizzarsi.
Per questo, forse, Interiors fu poco apprezzato all’uscita e, che io sappia, mai distribuito in Italia, dove, grazie alla scelta di RaiPlay, è finalmente possibile vederlo senza pubblicità e, ahimè, doppiato…
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