Regia di Nunzio Malasomma vedi scheda film
Le commesse di un supermercato alloggiano tutte in una specie di collegio dove è vietato introdurre uomini. Una di loro ospita un violinista ambulante di cui è innamorata, ma viene scoperta: allora una sua amica petulante finge di essere fidanzata con lui e, per reggere la finzione, accetta di sposarlo con l’intenzione di divorziare appena possibile. Conclusione prevedibile. Classica commedia degli equivoci, con qualche incertezza nella sceneggiatura e situazioni tendenti all’assurdo. L’ambientazione newyorkese è assolutamente implausibile, ma una certa disinvoltura nei comportamenti e un notevole brio (anche eccessivo: gli interpreti parlano troppo in fretta, mangiandosi le parole) riescono a simulare modi di vita ben lontani da quelli dell’Italietta fascista. Nella scena del banchetto nuziale c’è anche un accenno di coreografie che ammiccano a Busby Berkeley e sanno tanto di “vorrei ma non posso”. Probabilmente con un Camerini alla regia il risultato sarebbe stato più convincente, ma anche così non è niente male: del resto non mi sembra che il Weir di Green card abbia saputo sfruttare meglio uno spunto identico.
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