Regia di George Miller vedi scheda film
Cult.
V'è una leggiadria selvaggia e terribile, incontaminata, in questo Mad Max. C'è la natura umana che è stata affrancata dai gravosi lacci della civiltà ed è finalmente libera di scorrazzare, di volare sopra potenti moto in strade lunghissime e deserte, rincorrendo il proprio destino e scatenando il proprio istinto con lampi di ultraviolenza kubrickiana. E' un mondo in rovina, quello disegnato da George Miller, una rovina intima, dell'anima, non una rovina fisica e palpabile; una rovina sottile che attraversa trasversalmente buoni e cattivi, e ne annacqua molto la distinzione. I cattivi di questo film sono davvero così cattivi? Sono degli sbandati, sono fatti di droga, persone senza scopo e senza fissa dimora, che hanno come unica misura della loro vita la moto e la strada. Un branco di svitati senza speranza che attorciglia la propria esistenza attorno alla creazione di un idolo, un fantomatico eroe della notte, il Night Rider, un Messia underground venuto a spazzare via quei residui lacerti di una legge umana inadeguata e anacronistica. La moto (o l'auto) e la strada sono i nuovi valori della società e solo quelli: la strada è giustizia e religione, tribunale ove vengono emesse le sentenze e altare ove vengono immolate le vittime sacrificali; e la moto è il sacro mezzo con cui vengono eseguite le giuste condanne. Altro non esiste. I seguaci del Night Rider non sono che i primi profeti di un nuovo mondo venuti a portare il Verbo a chi ancora è rimasto aggrappato alla sanguinolenta carcassa di una società morta da un pezzo. Max Rockatansky è un esemplare di questa fauna in via di estinzione. Ha una moglie fedele, un allegro figlioletto, ha fiducia nel suo lavoro di tutore della legge: il prezzo che dovrà pagare per questa felicità di plastica sarà salato. Anche lui abbraccerà il culto della strada e dell'auto e della moto, e, non prima di essersi preso la sua equa e feroce vendetta, si allontanerà lungo una strada senza fine verso un domani vuoto ma reale, invece che continuare a vivere in un presente illusorio e fallace.
Strepitoso cult di fine anni 70, si potrebbe definire come un B movie che ce l'ha fatta. Il B movie che più ce l'ha fatta nella storia del cinema. Non servono certo budget faraonici quando si hanno una buona sceneggiatura per le mani, e una grande regia a disposizione. Indimenticabili le soggettive dall'auto che amplificano la sensazione di indefinitezza delle strade, quasi che siano un lungo, infinito miglio verde del genere umano.
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