Regia di Philip Kaufman vedi scheda film
È uno dei film del periodo in cui ho maturato la passione per il cinema, quindi è sempre stata un'opera, questa di Kaufman, che ho associato - anche per motivi non strettamente riconducibili al cinema - a un momento d'oro della mia vita. Devo, però, onestamente ammettere che me lo ricordavo migliore. Rivedendolo a distanza di tanti anni (venticinque o giù di lì), mi è sembrato troppo lungo, a tratti verboso e qua e là filosofeggiante. Ritengo, però, che almeno un paio dei personaggi, a cominciare dal medico donnaiolo, ma di ferrea dignità morale nel rifiuto di rinnegare le opinioni espresse, riassunto nell'irresistibile faccia da schiaffi di Daniel Day-Lewis. ma anche la Tereza di Juliette Binoche (un'attrice che raramente mi ha entusiasmato), siano molto riusciti e credibili. Peraltro, è anche vero, come indica il recensore di FilmTV, che le parti migliori risiedono in una commistione di girato ed immagini di repertorio assai evocativa e toccante e, in più, in quello spaesamento che subiscono i transfughi dell'est in un occidente che vedono corrotto dal consumismo e dalla propensione ad una sessualità malata ed assai poco naturale e gioiosa. E non si può fare a meno di notare, con una consapevolezza che ci viene dal conoscere cosa avvenne dopo, i termini con i quali la giornalista ginevrina decanta a Tereza i vantaggi del fotografare il nudo: «il corpo nudo è normale e la normalità è bella». Ecco, nella Cecoslovacchia invasa dai carri armati dei paesi del Patto di Varsavia, i comunisti ortodossi, fedeli alla linea dell'Unione Sovietica (e precedentemente estromessi dalle leve del potere da Dubcek e dagli altri fautori della Primavera), procederanno ad una spietata e durissima opera di "normalizzazione".
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta