Regia di Guido Brignone vedi scheda film
Inizio Ottocento. Una donna si ritiene vedova di un vetturale, soldato dell'esercito napoleonico, e si risposa con un nobile decaduto che mira in realtà solamente alle ricchezze della donna. L'uomo tenta di sposare la figlia di lei con un suo creditore, e poi di ucciderla quando la ragazza rifiuta il matrimonio di convenienza. Ma a questo punto torna il vetturale, fortunosamente sopravvissuto, a sistemare la situazione.
Il romanzo di partenza, omonimo, non è oggi celeberrimo ma deve aver goduto di una discreta notorietà quantomeno a inizio Novecento, se si considera che questa è la terza trasposizione su pellicola del testo scritto da Jean Bouchardy nel 1852; la prima nell'epoca del sonoro, però, poiché le precedenti due erano datate 1916 (regia di Leopoldo Carlucci) e 1927 (regia di Baldassarre Negroni). Classe 1886, Guido Brignone era ormai giunto a fine carriera e aveva diretto con mestiere opere di vari generi, rimanendo sempre nell'ambito del cinema popolare; qui si cimenta dunque in un melodramma dalla trama piuttosto arzigogolata che fa del pathos il suo principale ingrediente. La sceneggiatura reca le firme dello stesso Brignone, di Liana Ferri e di Ivo Perilli; la storia procede in maniera ordinata nonostante l'ampia mole di accadimenti e i frequenti colpi di scena. Tra gli interpreti in scena vale poi la pena sottolineare le presenze di Arnoldo Foà, Roldano Lupi, Elisa Cegani, Checco Durante e di una giovanissima Virna Lisi, in uno dei suoi primi ruoli in assoluto. Curiosità: in rete la pellicola è datata talvolta 1954 (anno di uscita in Italia) e altre 1956 (anno di uscita in Francia); l'assistente regista è Michele Lupo, che di lì a qualche anno passerà a sua volta, con buoni risultati, dietro la macchina da presa. 4/10.
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