Regia di Ruggero Deodato vedi scheda film
I motivi per cui si ricorda (per quanto si possa ricordare, insomma) questo Uomini si nasce, poliziotti si muore - oltre al ridicolo titolo demenziale - sono essenzialmente i seguenti due: la sceneggiatura è stata scritta da Fernando Di Leo (già noto per la sua 'trilogia del milieu') e fu il primo e unico poliziesco diretto da Deodato, che proprio grazie al discreto successo di questa pellicola riuscì a girare l'anno seguente Ultimo mondo cannibale, da cui prese le mosse la parte più interessante della sua carriera (nel bene e nel male), quella cioè dei 'cannibal movie'. A voler essere precisi, bisogna dire che il soggetto è firmato da Di Leo in collaborazione con Alberto Marras e Vincenzo Salviani; e a voler essere altrettanto pignoli, va fatto notare come già in questo poliziesco la truce e sanguinolenta idea di cinema del regista viene parecchio a fondo sviscerata: pestaggi, ammazzamenti a sangue freddo, occhi tolti, sparatorie a casaccio, litri e litri di liquido rosso che scorrono dall'inizio alla fine del film. Sostanzialmente la trama fa (sia pure involontariamente) soltanto ridere e i dialoghi sono un bignami delle banalità dei film di botte di quart'ordine; l'unica nota positiva nel complesso è data dalla presenza nel cast, in parti più o meno ampie, di svariati nomi di una certa importanza: da Adolfo Celi a Marc Porel, da Alvaro Vitali (poco più che una comparsata, la sua) a Renato Salvatori, da Ray Lovelock a Silvia Dioniso e ancora va senz'altro citato Franco Citti. Le musiche di Ubaldo Continiello non lasciano il segno; Deodato è per lo meno bravo nelle scene di azione e questo risolleva non di poco l'impianto disastroso dell'opera. 3/10.
Due sbirri senza pietà sgominano la malavita romana uccidendo a sangue freddo i criminali e venendo puntualmente coperti dal loro capo. Quando si mettono in testa di stroncare il giro di bische clandestine organizzate dal potente Pasquino, però, si accorgeranno di avere a che fare con un osso duro.
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