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Uomini si nasce poliziotti si muore

Regia di Ruggero Deodato vedi scheda film

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La recensione su Uomini si nasce poliziotti si muore

di alan smithee
7 stelle

TFF 41 - FUORI CONCORSO

Roma a metà anni '70. È la vigilia di Natale e, nel caos del traffico cittadino, una donna viene scippata e uccisa brutalmente da due rapinatori a bordo di una motocicletta, che la trascinano fino a farla sbattere contro un idrante.

Due tenaci poliziotti in borghese Alfredo (Ray Lovelock) e Antonio (Marc Porel), che fanno parte di una squadra speciale che ha totale carta bianca per combattere il crimine, inseguono i rapinatori con la loro moto e, dopo un lungo e rocambolesco inseguimento per le vie della capitale, li raggiungono.

Un rapinatore muore con la leva del freno della moto infilzata nella pancia, mentre l'altro, ancora vivo ma gravemente ferito, viene finito senza esitare da Antonio che gli si avvicina e gli spezza l'osso del collo. I due poliziotti, belli e sicuri di sé, maschilisti indefessi e donnaiolo impenitenti, procurano diversi problemi al loro integerrimo capo (Adolfo Celi), che non perde occasione per fare loro sonore ramanzine, ma che in fondo li apprezza per la capacità di risolvere velocemente le indagini che li coinvolgono.

Anche quelle ben più pericolose di queste. Unica, riuscita e scorrettissima incursione nel genere poliziottesco che porti la regia del maestro horror Ruggero Deodato, noto in tutto il mondo soprattutto per la trilogia cult che ha dato vita al sottogenere denominato "cannibal horror", e che comprende Ultimo mondo cannibale (1977) Cannibal Holocaust (1980) e Inferno in diretta (1984).

Il film, violento, maschilista, corrivo e decisamente impensabile pensare che possa essere portato in scena oggigiorno mantenendo inalterato il carattere e l'indole dei due gradassi protagonisti, alla sua uscita nelle sale cinematografiche italiane fu vietato addirittura ai minori di 18 anni e sottoposto a vari tagli di alcune sequenze violente.

Tuttavia la pellicola, che inserisce nel film anche la figura, pur solo di contorno, di una segretaria disinibita e femminista (la interpreta la bellissima Silvia Dionisio) che tiene testa baldanzosamente ed ironicamente ai due felloni protagonisti, riscosse un buon successo di pubblico, tanto che la produzione pensò anche di girare un sequel, che tuttavia non venne mai realizzato.

La coppia di uomini duri cui tutto è concesso, il biondo e il bruno, formata da Lovelock e Porel funziona, anche se entrambi i personaggi rimangono macchiette scolpite in superficie, personaggi senza nessuna profondità, oltre che dalla opaca moralità di fondo. Vendicatori irriducibili che si ispirano al giovane Eastwood di Callaghan, in un contesto tutto italiano ed in una società d'altri tempi che è bello ritrovare qui, come in molti altri poliziotteschi, confrontando realtà cittadine cupe e disordinate, fumose e sporche, e trovando sollievo nelle occasioni in cui la realtà attuale appare migliore di quel passato non troppo remoto.

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