Regia di Patrice Leconte vedi scheda film
Per i 3/4, né bello né brutto, professionale ma forse costruito a tavolino. Negli ultimi 10 minuti, però, lascia un groppo alla gola, quasi come se qualcosa, nonostante la messa in scena fredda, ti avesse lavorato ai fianchi. Mi pare cha appartenga a quel filone espressivo, tipico non solo di Leconte, nato a fine anni '80 (e ancora in voga). Parola d'ordine di questo filone: fare cinema con furbizia, anche più che con intelligenza. Vale a direi: gioco di equivoci per depistare un po' lo spettatore senza però imbrogliarlo del tutto, un leit motiv musicale indovinato che riesce a modulare la tensione, attori bravi ma quasi cristallizzati in personaggi tutti d'un pezzo, schematici. Certo,in questo genere Leconte se la cava egregiamente, tanto che probabilmente questo film - oggi un po' dimenticato - potrebbe piacere molto a chi ha amato "L'uomo del treno".
Come sempre, la mano di Nyman è magica: colonna sonora struggente, da sola vale il film. Fa il paio con l'altra colonna sonora (bellissima) di Nyman, de Il Ventre dell'architetto di Greenaway, girato l'anno dopo
Forse, l'eccesso di "personaggio" nel protagonista. Per il resto, mi interessa vedere la prima versione cinematografica del romanzo di Simenon, "Panico", con Michel Simon. Ho la sensazione che la troverò più onesta..
Brava, ma con Chabrol ha fatto molto meglio ("Il buio nella mente", per esempio).
Abile, ma compiaciuta e po' manipolatoria nei confronti dello spettatore
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