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I vizi proibiti delle giovani svedesi

Regia di Joseph W. Sarno vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su I vizi proibiti delle giovani svedesi

di undying
6 stelle

Il complesso di Elettra, trattato con garbo e con profonda sensibilità da Joseph W. Sarno, regista americano di sexploitation (e in seguito hard) qui in trasferta in Danimarca. Ancora una volta, le svedesi sono solo frutto fantasioso dei titolisti italiani.

 

 

Danimarca. Katia (Helli Louise) sta uscendo dall'adolescenza, benché ormai diciannovenne, priva di esperienze sentimentali. Katia nutre una morbosa affezione nei confronti di Eric (Ole Wisborg), padre vedovo da anni, tanto da introdursi nottetempo nella sua camera da letto, palesando intenzioni incestuose. Allontanata da Eric, Katia in breve deve affrontare una grossa delusione: il padre annuncia di volersi  sposare con Svea (Gio Petré ). L'amica Eliza vive un'analoga situazione, la madre vedova da sei anni frequenta per gioco il più giovane Lars (Søren Strømberg), amante anche della figlia. Katia seduce quindi Lars, capendo presto che non è l'uomo adatto. Il comportamento tormentato di Katia viene notato dalla sua insegnante, che la invita a casa di Lena (Lise Henningsen) un'artista lesbica che la coinvolge in un rapporto omo con l'amante, la modella Tanja (Jeanette Swensson). Confusa e priva di punti di riferimento, quando il padre parte per Stoccolma, lontano da casa per lavoro, Katia si intrattiene sessualmente anche con la matrigna. 

 

"Stringimi, papà. Ho bisogno di essere abbracciata così forte..." (Katia)

 

 

Pioniere della sexploitation, ex soldato  (marinaio) durante la Seconda guerra mondiale, omaggiato anche in Italia, in occasione di una retrospettiva torinese del 2006, Joseph W. Sarno (1921-2010) dopo una brillante carriera (dagli esordi nel 1961, fino a circa metà anni '70) sprofonda nel cinema hard per un lunghissimo periodo (l'ultimo film è del 2007), realizzando in totale qualcosa come 123 titoli, di cui 70 anche scritti. Sul set di Daddy, darling, coproduzione tra USA e Danimarca (ancora una volta il titolo italiano trae in inganno, non essendoci affatto di mezzo le svedesi), Sarno opera (in sceneggiatura e regia)  in maniera formalmente ineccepibile, girando una pellicola scabrosa per i contenuti, quanto delicata e discreta nella messa in scena: la macchina da presa, timidamente, spia i vari accoppiamenti in lontananza, con filtri dati dagli ambienti in penombra o poco illuminati, dove si agitano sagome di corpi (nudi) in parte celate da oggetti, mobili e porte. È evidente come al regista sia cara la storia, interpretata magnificamente dalla bravissima Helli Louise, protagonista afflitta dal "Complesso di Elettra", perciò sempre rattristita e con gli occhi arrossati per quante lacrime ha (nascostamente) versato. Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un (futuro) regista di porno in grado di dimostrare una profondità d'animo raramente espressa anche da Autori molto più rinomati e celebrati un po' ovunque. L'intima sofferenza, vissuta con spirito tormentato da Katia, non viene mai apertamente messa in mostra -al pari della sessualità- ma è implicitamente urlata nel finale (quasi) straziante, quando in un mattino gelido e dal cielo offuscato, la delusa protagonista, con valigie in mano, lascia la casa: azione metaforica, che annuncia un addio al passato, un drastico cambiamento dovuto alla presa di coscienza sul fatto che, le esperienze sessuali sin lì provate, siano illogiche e innaturali. Un finale triste, come può esserlo un addio. Ma in parte un finale anche velatamente ottimista, perchè annuncia un nuovo percorso, una strada mai praticata dalla giovane Katia, che può portare, forse, ad una più appagante destinazione.

 

 

Citazione 

Katia, in vestaglia trasparente, entra in camera da letto del padre.

- "Non riesco a dormire. Papà... lasciami dormire con te. L'ho fatto tante volte in passato..."

- "Prima eri una bambina... ora sei una piccola donna. Vai nel tuo letto. Dobbiamo alzarci presto domattina..."

 

 

"A quanto possiamo discernere, l’unico scopo dell’esistenza umana è di accendere una luce nell’oscurità del mero essere." (Carl Gustav Jung)

 

F.P. 17/10/2019 - Versione visionata in lingua inglese (durata: 94'49")

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