Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Il mefistofelico (e nonostante tutto mal diretto: che differenza c'è tra questo Costello ed il "signore di Eastwick"?) Frank - Jack Nicholson infiltra una talpa nella polizia. Ma la polizia infila una talpa tra le sue fila. Tutta qui la trama scontatissima di un film senza estetica (un mare di immagini "cartolina" per una Boston uguale alla N.Y. di scorsesiana memoria), ossessioni religiose (ormai datate nell'autobiografia di ogni film del regista) che oggettivano una chiesa corrotta e incorruttibile (ancorchè silente), con un Leonardo Di Caprio sguaiato (e mai sofferente o sudato), una malinconica "bonona" quale Vera Farmiga (Madolyn, appunto Maddalena, ancora una volta una metafora telefonata!) che appare con la stessa acconciatura in due scene chiave del film, dopo un incontro - trentacinque minuti prima... - con Leo, ed un altro con Damon (ma chi fa il trucco? Silvan?...), un inespressivo Matt Damon presunto sconfitto ma nel prefinale comico (involontario, speriamo) apparentemente vincitore morale, e due meravigliosi sprecati comprimari (Martin Sheen, Mark Whalberg) ad allungare ritmi e tempi di un finale insito nelle prime insoddisfacenti inquadrature (a che serve la profondità di campo se è cancellata dal digitale...?). In mezzo, i camei di un imbolsito Alec Baldwin (Ellerby) e l'(unica) ottima interpretazione di Ray Winstone (Mr. French, il braccio destro di Costello). Tutto già visto in altri film (The Untouchbles, Le Iene, Quei bravi ragazzi dello stesso Scorsese), già noto, risaputo. Scorsese dà vita al suo peggio: retorica,invettiva anticlericale, banali ed inconcludenti inquadrature fisse, con l'obiettivo deformato a suo piacimento, senza prendere una posizione, lasciando gli attori a briglia sciolta. E prendendo per i fondelli l'intelligenza dello spettatore.
A Boston il criminale Frank Costello (Jack Nicholson) protegge il ragazzino poi recluta della polizia Colin Sullivan (Leonardo Di Caprio) mentre il quasi coetaneo Billy Costigan (Matt Damon) s'infiltra, dietro ordine dei suoi superiori s'infiltra nella gang di Costello. Le due talpe, dopo aver condiviso la stessa donna, la psicologa criminale Madolyn (Vera Farmiga), aver visto morire il tenente di polizia Oliver Queenan (Martin Sheen), gettato dal tetto di un edificio dagli uomini di Costello, si autostaneranno. In una balorda resa di conti, sullo stesso attico.
Temi usuali, e musiche già sentite (si pensi a Gimme Shelter dei Rolling Stones, già utilizzata da Scorsese in Casinò e Quei bravi ragazzi). Sigla finale pomposa e sovraccarica inutilmente.
Scorsese si conferma il grande bluff degli ultimi anni: e conferma pure che un regista (come dissero già altri, quali Truffaut, o, in tempi più recenti, Luc Besson) non può fare più di una decina di pellicole buone. Perchè sprecare tanti soldi per prodotti simili? Il cinema ha bisogno di ben altre leggerezze, non di un maestoso ancorchè inutile barocchismo manierato. In ogni caso, film troppo lungo, da potare per una buona mezz'ora, e con ritmi dilatati senza necessità (si pensi a Nicholson che tormenta la mano di Di Caprio in una scena avulsa dal contesto: e dopo, rimarca la sua posizione mostrando una mano amputata, senza ironia).
Approssimativa, senza lo stile che lo ha definito, urlata tramite gli attori, lenta, esasperante nella descrizione degli ambienti. In definitiva, più descrittiva che narrativa.
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