Regia di Cesare Canevari vedi scheda film
Fino a che punto può spingersi il sadismo umano? Questa domanda non solo è alla base de L'ultima orgia del III reich, ma è anche l'unica effettiva idea contenuta in cento minuti di pellicola. Ambizioso come progetto - d'altronde Canevari non si è mai dedicato al cinema come puro intrattenimento fine a sè stesso - e povero nei contenuti, questo film segna un altro triste passo dell'inarrestabile percorso di decadenza di un autore fuori dagli schemi come appunto Canevari. Inserendo la pellicola nel filone della 'nazisploitation' (opere crude, generalmente girate con scarsi mezzi, a base di sangue, sesso e nazisti), il regista milanese sa a cosa va incontro: la storia (con una sceneggiatura scritta da lui e da Antonio Lucarella, come il precedente La principessa nuda) passa spesso in secondo piano, per dare risalto a nudi, accoppiamenti, violenze assortite (gli stupri non si contano, ma c'è anche la calata di corpi - in perfetto stile mafioso - in una piscina di calce viva). Tutto questo attaccamento alla sensazione morbosa e alla scena a effetto non fa che sminuire ulteriormente le pretese intellettuali di un film che, in partenza, poteva mirare piuttosto a emulare un lavoro come Il portiere di notte, della Cavani (1974), maggiormente incentrato sulle psicologie dei personaggi; qui invece le figure dei protagonisti fanno acqua da tutte le parti e il copione pare più interessato a mostrare le grazie di Daniela Poggi (ventenne e al debutto nel cinema; farà poi carriera sul piccolo schermo) e delle sue sventurate compagne di lager. Nessun altro nome di rilievo nel cast, musiche bruttarelle di Alberto Baldan Bembo, Canevari compare anche in veste di produttore. 2/10.
Una ragazza ebrea, rinchiusa in un campo di concentramento nazista, viene presa di mira da un comandante tedesco sottoposta a ogni genere di tortura; lei riesce però a resistere a tutto.
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