Regia di Claude Chabrol vedi scheda film
Dopo i primi 10’, ossia già alla fine dei titoli di testa, tutto sembra avviato su binari consueti: una malmaritata, trovatosi un amante giovane (e, vedendo Romy Schneider in tutto il suo fulgore, ci si stupisce che ci abbia messo tanto tempo a trovarlo), decide di usarlo per far fuori il consorte alcolizzato e impotente. Poi sembra che Chabrol, solitamente lineare nello sviluppare i suoi soggetti, abbia deciso di concentrare qui tutti i colpi di scena della sua carriera: quasi inutile enumerarli (dico solo che i due morti apparenti in realtà sono vivi entrambi, come si capisce abbastanza presto), come è inutile rilevare le inverosimiglianze, a tal punto è chiaro che il regista ha voluto portare all’estremo, al limite della parodia, uno dei suoi tipici intrecci. Si tratta dunque di un divertissement metacinematografico, ed è bene saperlo prima della visione, perché altrimenti si rischia di sentirsi presi in giro; chiarito questo, ci si possono godere anche gli intermezzi quasi comici affidati a due poliziotti che sembrano Gianni e Pinotto e soprattutto all’avvocato buffoncello Jean Rochefort.
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