Regia di Gianni Vernuccio vedi scheda film
Marco e Andrea escogitano un trucco per estorcere denaro al ricco padre di Andrea: il primo simulerà un rapimento del secondo, nascondendolo in casa sua, per chiedere un sostanzioso ricatto. Quando Micky, fidanzata di Marco, verrà a conoscenza del piano, la situazione andrà rapidamente degenerando.
Belli e spudorati i giovani protagonisti; infallibile il loro piano criminale; imprevedibile, come sempre, il destino, che ci mette lo zampino con il suo ‘inferno addosso’ (la smania sessuale, in buona sostanza) e rovina tutto quanto, trasformando un trionfo in una tragedia. Due amici e una donna a dividerli: il punto di partenza di questa pellicola non è particolarmente originale, ma la costruzione in pieno stile noir che la sceneggiatura di Gianni Vernuccio, anche regista dell’opera, vi pone attorno è assolutamente notevole; alla base c’è inoltre un soggetto dell’ancora non molto noto Damiano Damiani. L’inferno addosso – fotografia in bianco e nero di Romolo Garroni, musiche jazzate che recano la firma di Pier Emilio Bassi – è un prodotto dall’atmosfera accattivante e nel complesso abbastanza fuori dagli schemi per il cinema italiano del 1959, peraltro realizzato con due soldi e in maniera imperfetta, ma sufficientemente convincente (basti vedere la scena dell’omicidio nella vasca da bagno, non diretta malamente dal punto di vista grammaticale, ma in effetti un po’ tirata via); Vernuccio, regista di buona esperienza nonostante la scarsa notorietà, ci mette il minimo impegno per ottenere il minimo sindacale di risultato, potendo peraltro affidarsi a tre interpreti semianonimi, ma funzionanti come Sandro Luporini, Sandro Pizzoro e la sedicenne esordiente su un set Annabella Incontrera. Fernando (Nando) Cicero, futuro regista di innumerevoli commedie, compare in un ruolo marginale. 4/10.
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