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Papaya dei Caraibi

Regia di Joe D'Amato (Aristide Massaccesi) vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Papaya dei Caraibi

di undying
6 stelle

Il primo erotico/esotico diretto a Santo Domingo da Massaccesi, costretto a lavorare in totali ristrettezze economiche, di tempo e tecniche. Ne esce un film di qualità - date le premesse - che anticipa temi e soggetti destinati a ripetersi più volte. Sempre con buoni risultati.

 

locandina

Papaya dei Caraibi (1978): locandina

 

Vincent (Maurice Poli) è un geologo in trasferta a Santo Domingo, al servizio di un'impresa che ha in progetto di installare una centrale nucleare sull'isola. Nell'arco di pochi giorni, due tecnici vengono trovati morti, deceduti in circostanze poco chiare. Durante un periodo di pausa, dovuta al trasferimento di indigeni dal villaggio destinato ad accogliere la struttura energetica, Vincent ospita Sara (Sirpa Lane), un'amica giornalista in vacanza. Mentre i due si spostano in jeep incontrano Papaya (Melissa Chimenti), alla quale offrono un passaggio. La ragazza, residente proprio nel villaggio espropriato, si offre di fare da guida per una cerimonia locale, che si tiene nel luogo di culto denominato "pietra rotonda". 

 

scena

Papaya dei Caraibi (1978): scena

 

Melissa Chimenti sostituisce la Gemser in un ruolo principale. D'Amato, abbandonata la serie di Emanuelle, si butta sul filone erotico/esotico con questo primo esemplare di un lungo lotto, sconfinante anche nei primi hard di produzione italiana (Sesso nero, Porno holocaust, Porno esotic love, Hard sensation, Le notti erotiche dei morti viventi). Ma di particolare effetto figura la scelta di affiancare alla Chimenti la sensuale bionda finlandese Sirpa Lane (1952 - 1999), nota per il capolavoro borowczykiano La bestia (1975). Meno spinto dei successivi, anche se le scene di nudo abbondano, Papaya dei Caraibi già presenta il classico mix costituito da temi tipici del filone: oltre a quello sessuale, si affacciano argomentazioni cupe e macabre quali, ad esempio, una scioccante sequenza di rito con sacrificio umano o un'evirazione (momento in seguito più volte riproposto da Massaccesi).

 

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Sirpa Lane in Papaya dei Caraibi 

 

Film purtroppo poco considerato e a torto, come dimostra l'interessante cast tecnico artistico: ai testi Roberto Gambus (già all'opera come sceneggiatore per Eriprando Visconti ne La orca e Oedipus orca); Vincenzo Tommassi al montaggio; Stelvio Cipriani alle musiche; Massaccesi alla fotografia (e operatore alla macchina). Stiamo parlando di un low budget girato con maestranze limitate e in pochissimi giorni, senza che il risultato finale si discosti da produzioni molto più costose e protratte nel tempo. Uno dei tanti film in grado di rendere l'idea delle capacità non comuni di Massaccesi, non solo in ruolo di regista. Visivamente ne esce un film efficace, molto ben fotografato e recitato nonostante un cast di caratteristi (Maurice Poli e la stessa Sirpa Lane). Tralasciando un labile messaggio anti colonialista (comunque presente e che prevale in chiusa), la storia - per quanto limitata e piuttosto semplice - verrà poi ripresa con modiche varianti nei successivi esotici (anche porno) tipo Le notti erotiche dei morti viventi (con sostituzione di struttura alberghiera al posto della centrale nucleare) o Orgasmo nero. Pressoché identici i finali in tutti i film del ciclo, con punizione (spesso effetto di rituali occulti eseguiti dai locali "sopraffatti") inevitabile per i bianchi profanatori.

 

scena

Papaya dei Caraibi (1978): scena

 

"Quell’angolo di terra più degli altri mi sorride…
Ille terrarum mihi praeter omnis angulus ridet…" (Orazio)

 

F.P. 30/03/2020 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 83'42")

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