Regia di Giacomo Gentilomo vedi scheda film
Mario e Nicoletta si amano e si sposano, contro il volere del ricco zio di lui. Privo del denaro dello zio, Mario prova a cercare un lavoro, ma non combina nulla di buono. Va meglio a Nicoletta, che trova impiego in una casa di moda. Cosa che, però, suscita le più feroci gelosie del maritino, tanto che la coppia molto presto scoppia.
Pur essendo ancora alle prime armi, Giacomo Gentilomo aveva già acquisito una certa dimestichezza soprattutto con le commedie, complice anche l'esperienza di aiuto regista per Mattoli e (Carlo Ludovico) Bragaglia; questo Luna di miele è un lavoretto semplice semplice, ma rifinito con la dovuta cura, che sortisce gli effetti sperati: un'ora e mezza (scarsa) di evasione tra risatine a denti stretti e doverosi buoni sentimenti, con inevitabile lieto fine che manda gli spettatori a casa rasserenati. Siamo d'altronde nel 1941 e questo si chiede al cinema: distrazione dalla terribile realtà di tutti i giorni, missione che questa pellicola riesce assolutamente a concludere in modo positivo sia grazie alla mano di Gentilomo che per merito dei suoi collaboratori tecnici e artistici. Se tra i primi risaltano i nomi di Ugo Lombardi (fotografia) e Renzo Lucidi (montaggio), tra i secondi spicca in primis una convincente Assia Noris, circondata sul set tra gli altri da Aldo Fiorelli, Ernesto Almirante, Carlo Campanini, Clelia Matania e Luigi Cimara. Un'opera invecchiata molto rapidamente, si potrebbe senz'altro aggiungere, ma questo è l'ingrato destino delle commedie di costume, che tentano di raccontare la loro contemporaneità. Soggetto e sceneggiatura sono firmati dal regista insieme a Gaspare Cataldo e Mino Caudana. 4,5/10.
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