Regia di Alf Sjöberg vedi scheda film
Palma d'oro a Cannes nel 1951, ex aequo con Miracolo a Milano, La notte del piacere è uno dei titoli più noti - e probabilmente anche fra i meglio riusciti - della filmografia di Alf Sjoberg, cineasta di spicco in Svezia nonchè maestro per Ingmar Bergman; ebbene, nonostante tutto ciò e nonostante la provenienza letteraria (si tratta infatti, a discapito dell'insensato titolo italiano, di una rilettura piuttosto aderente al testo originale de La signorina Julie di August Strindberg), questa pellicola arriva in Italia con quasi quindici anni di ritardo, a metà degli anni Sessanta. E, oltrettutto, con questo titolo più adatto a un porno soft che alla trasposizione sul grande schermo di un dramma di siffatta importanza e fama. Sjoberg rimaneggia le pagine di Strindberg con cura e grande dedizione, ma soprattutto con immenso rispetto, tanto da cambiare realmente poco in fase di sceneggiatura; dispone inoltre di un'accoppiata vincente di interpreti centrali (Anita Bjork e Ulf Palme) e di un'altra manciata di buoni nomi per i ruoli di contorno, tra i quali spicca quello del giovanissimo e quasi esordiente Max Von Sydow, impegnato nelle vesti di un altro servo della villa (e Imdb segnala anche la quindicenne Bibi Andersson, non accreditata, fra le comparse). La tensione e la nevrosi dello scritto di Strindberg rimangono ad alti livelli per l'intera ora e mezza di durata della pellicola; le considerazioni sul rapporto di classe e su quello uomo/donna sono ancora ficcanti e tutt'altro che scontate a sessant'anni dall'uscita del film e oltre il doppio dal dramma. 7/10.
La contessina Julie è cresciuta in un ambiente aristocratico decisamente aperto, tanto da accettare le avance del servo Jean. Ma Jean vuole solo sedurre la ragazza per vendicare la propria infima classe sociale.
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