Regia di Vittorio Cottafavi vedi scheda film
deliziosa commedia davvero. realizzato in piena secpnda guerra mondiale, il film trasporta lo spettatore di qualsiasi epoca, in un mondo parallelo di favola in cui si vorrebbe che i problemi non comparissero, ma sono sempre lì in sottofondo a far bella mostra di sè. leo(de sica) ed oreste(stoppa) sono due disoccupati che cercano di procacciarsi la sopravvivenza vendendo prodotti scadenti. difatti hanno contratto un debito di 1000 lire con un tizio per avergli venduto una specie di aperitivo che fermenta e fa esplodere le bottiglie. vengono colti in castagna a vendere delle lamette definite "eterne" sul marciapiede in svendita prendi 3 paghi 1(un cliente chiede perchè ne vendano 3 se sono eterne), proprio mentre sul palazzo di fronte stanno installando le enormi lettere della "propaganda pubblicistica" di "tuns e figlio". il nostro "eroe" è il provvisorio per eccellenza del cinema italiano. lo ricordo per esempio poeta slirato nel capolavoro di dino risi, "il segno di venere". la fame, le scarpe coi buchi, il non riuscire a mettere a segno "l'affare", l'avere un domicilio ove dormire e scaldarsi d'inverno, caratterizza i due personaggi e forse altri della sua lunga carriera. i nostri sogni, sono quelli lontani dall'occupazione nazi-fascista, quelli lontani dalla guerra, quelli lontani dalla preoccupazione di procacciarsi un pasto almeno. i sei sceneggiatori, tra cui zavattini e regista e interprete principale, hanno saputo creare con soave leggerezza una fabella morale, ma non moraleggiante. sia leo di de sica che la titì della mercader vivono in un mondo fatto di aspettative che vanno al di là dei loro mezzi e delle loro possibilità. quando leo preso dalla smania di potere che il direttore generale posci(barnabò) gli ha consegnato su di un piatto d'argento, dopo esserglisi negato per tutto il giorno, non si accontenta di accompagnare titì a teatro(coi biglietti già pagati), ma per apparire agli occhi della giovinetta sbraca e la porta nel ristorante più lussuoso della città, si rende miseramente conto di aver l'acqua ben oltre la gola, pensando al conto da saldare senza avere un soldo bucato. la salvezza gli arriverà dal vecchio tuns(grant) che incontratisi in sede e scambiatisi poche battute, ha deciso che il giovane gli è simpatico e merita un aiuto. "non avete fantasie per la testa" chiede leo al vecchietto non sapendo chi fosse l'omino rinsecchito dalla vecchiaia, ben deciso a giungere al secolo, spacciandosi per tuns figlio?... che la salvezza momentanea poi gli derivi da uno squalo del commercio con 32 sedi sul suolo patrio, probabilmente è l'ennesimo sberleffo degli sceneggiatori, che premiano la facciatosta di un nullatenente che non ha niente da perdere, se non la faccia nei confronti di una giovane di cui s'invaghisce e che perde obnubilato dalla cupidigia della disfatta. solo 7 minuti oltre l'ora di durata e regista, sceneggiatori e attori riescono a confezionare una commedia che pare sciocchina e invece non lo è. chi non ha sogni che vorrebbe si realizzassero o si contenta di riesumare dalla memoria e sorridere tra sè e sè, e non si accorge della fortuna che sta vivendo al momento? come appunto la titì della mercader che continua a ripetere di quanto sia infelice, solo perchè è estromessa da una casta che non le appartiene per nascita e non vede che ha una casa, un lavoro e due pasti assicurati al giorno(1943-2013, 70 anni ci separano, siamo sicuri?). bernardo, l'inquilino innamorato di lei non ha fatto che cercare di aprirle gli occhi per tutto il film, mosso da gelosia e pregiudizi verso una parte della società che si arricchiva mentre l'italia affondava. attori in splendida forma a cominciare da de sica e stoppa e luigi almirante nei panni del padre di titì. recuperatelo, merita.
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