Regia di Igor Skofic, Corrado Guzzanti vedi scheda film
“Non si crede mai quel che si crede” è la citazione del grande Franco Fortini, utilizzata dall’intellettualoide comunista Corrado Guzzanti e il suo amico Igor Skofic, come incipit al loro deludente film, che anche nell’aria festaiola di Roma (il film è stato presentato alla Festa del Cinema) è risultato abbastanza deludente.
La storia raccontata ha una connotazione ben precisa: ore 15 del 10 maggio 1939. Qui, un manipolo di camicie nere sbarca su Marte “sopra a un prototipo di missile tedesco”, dietro alla cui progettazione si celerebbe anche la chiave della sparizione del grande Majorana. Al grido di “O Marte, o Morte!” gli eroi conquistano rapidamente il pianeta rosso, come fece con le Americhe “quel genovese della Spagna pre-franchista”. Ma la scarsità di provviste, e di ossigeno, porta in breve lo sconforto tra i camerati. L’invenzione del nemico è una soluzione sempre adeguata a risollevare gli animi della truppa, e non importa se sul pianeta si trovano solo sabbia e pietre, prontamente ridefinite “anglosassi” dal prode gerarca Barbagli. L’impresa è però destinata a rimanere nell’oblio, fino ai nostri giorni.
Il film di Guzzanti-Skofic nasce da un’idea interessante: quella di indagare il vero e il falso della coscienza, tutti i revisionismi e le strumentalizzazioni della nostra storia, la propaganda di regime, democratico e non, ecc. Il grande demerito dei due registi è che per raccontare tutto ciò non era importante andare sul grande schermo (sarebbe stato un vanto anche per la Fandango). Infatti, Guzzanti-Skofic sbagliano il mezzo, visto che Fascisti su Marte è chiaramente un’opera adattissima per la televisione, chiaramente somministrata a piccole dosi, visto che a cinema, dopo i primi 15 minuti gli spettatori sembrano perdere i sensi, come gli astronauti su Marte, ma semplicemente per il sonno che il film provoca. Non bastano le decine di citazioni cinematografiche, che riesumano Kubrick, Lucas, Spielberg, Shyamalan, per fare degli eccessivi 100 minuti di pellicola un film. A tal proposito, è evidente che Guzzanti brother, a differenza di sua sorella, Sabina, non decolla sul ‘pianeta cinema’. E se proprio si vuol vedere un capolavoro, se messo a confronto con Fascisti su Marte, che forse muoveva dalle stesse “cattive intenzioni” di Guzzanti-Skofic, si ritorni all’intramontabile Totò sulla luna.
Giancarlo Visitilli
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