Regia di Igor Skofic, Corrado Guzzanti vedi scheda film
Al grido di "O Marte, o morte!", nel maggio del 1939 un gruppo di cinque fascisti, capitanati dal gerarca Barbagli (Guzzanti), conquistano il pianeta rosso (che nella realtà non è altro che la cava della Magliana a Roma). Tra problemi logistici, guerre con improbabili nemici che chiamano mimimmi (ma sono sono pietre), scritte sulle pareti del pianeta alieno, istituzione a getto continuo di enti e simili, i cinque si arrabattano alla bell'e meglio. Grazie al soccorso di un gruppo di amazzoni, quattro di loro torneranno sul pianeta Terra a seguito di un ammutinamento. Il solo gerarca Barbagli rimarrà fedele agli ordini del duce.
Nato come un divertissement nel quale in filigrana si legge facilmente la satira sul passato fascista ma anche quella su un disarmante presente, il film di Guzzanti mostra il fiato corto dopo appena un quarto d'ora. Sostenuto dalla voce fuori campo perfettamente intonata ai cinegiornali d'epoca e alla retorica littoria, corredato da un'immagine seppiata con un effetto di pellicola d'antan, Fascisti su Marte sarebbe un film simpaticamente demenziale e goliardico girato tra amici se non fosse che il suo ideatore si è fatto prendere la mano: va bene il richiamo al Woody Allen di Zelig, va bene il low cost e va bene anche la citazione da 2001 odissea nello spazio, ma 1 ora e 40 di durata è francamente troppo per un film che non spicca mai il volo e contribuisce ancora una volta ad alimentare il sospetto che i fratelli Guzzanti, in quel loro essere "contro", siano e restino comunque dei privilegiati.
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