Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film
"Chi vuole un figlio non insiste."
Nove Giorni Settembrini (a Week in the Life).
“Un 32 Août sur Terre” – la pellicola (Kodak) di un trentenne che racconta di una coetanea, Pascale Bussières (Guy Maddin, Léa Pool, Jeremy Podeswa, Catherine Corsini, Pascal Bonitzer), spigolosa madonna di burro, e di un coetaneo, Alexis Martin – dialoga proletticamente col suo successore, “Maelström” [o è quest'ultimo - prodotto anch'esso da Robert Frappier (i primi lavori di Denys Arcand e l'opera collettiva “Cosmos”) - che instaura un rapporto analettico col suo predecessore], formando un dittico dell'incidente, qui declinato alla impermeabile sfera privata e personale (sotto forma di scherzo: “L'Africa [Sahara e Namib, o l'Asia del Gobi, il Sud America di Atacama e il Nord America della Death Valley; NdR] è troppo lontana [da Montreal; NdR], puntiamo sullo Utah!”- “Ma io scherzavo...!”), là allargato alle conseguenze del caso colposo.
[Un 32 Août sur Terre]
[©GoogleEarth]
Denis Villeneuve, il futuro regista di...
- (1996) “Le Technétium” (cortometraggio), in “Cosmos”
- (1998) Un 32 Août sur Terre (7.50)
- (2000) Maelström (7.50)
- (2008) Next Floor (cortometraggio)
- (2009) Polytechnique (8.50)
- (2010) Incendies (9.25)
- (2013) Prisoners (8.00)
- (2013) Enemy (8.25)
- (2015) Sicario (7.75)
- (2016) Arrival (8.00)
- (2017) Blade Runner 2049 {8.00 [titolo sper(av)o provvisorio]}
- (duemiladiciannoventi) Dune...
...un paio di ottimi film, di cui uno quasi un capolavoro, qui esordiente nel lungometraggio, che scrive e dirige, si diverte tra e con jump cut all'interno di long take e lampi prolettici (epistassi e ultravioletti) indizianti onirismi (montaggio di Sophie Leblond), swish pan di raccordo e il biancore accecante dei depositi di evaporite (fotografia di André Turpin), la location fin du mond dell'Autodromo di Bonneville Salt Flats (“Gerry”, “Indian”, “the Tree of Life”) lungo la Bonneville SpeedWay Road (traversa/parallela della transcontinentale est-west Lincoln HighWay, in realtà la I-80) e, oltre alle musiche originali di Pierre Desrochers e Nathalie Boileau, le canzoni di un paio di chansonnier québécois (tre pezzi di Robert Charlebois, 1944, di cui due usati benissimo, “Tout Écartillé” e “C'est Poir Ça”, e più volte, e altri due di Jean Leloup, 1961), mantenendosi contenutisticamente e stilisticamente lontano tanto dall'Antonioni di “Zabriskie Point” quanto, per forza di cose, dal successivo Bruno Dumont di “TwentyNine Palms”, e terminando il proprio film là dove Almodovar farà iniziare “Hable con Ella”.
[©Andreas Hvid; prossima tappa: sedersi (nude art) sulla punta (roof topping) della Tour Eiffel.]
* * * (½) ¾ - 7 (½)
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