Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film
Quebec, Canada, una quindicina di anni orsono: Simone è una bella e dinamica donna d’affari sempre in corsa contro il tempo. Una notte, mentre viaggia in macchina a velocità sostenuta per raggiungere l’aeroporto e partire per un viaggio d’affari in Italia, si addormenta alla guida e finisce fuori strada. La mattina si risveglia intontita dentro l’auto capovolta, a testa all’ingiù, legata alla cintura. In qualche modo riesce ad uscire dall’abitacolo, sostanzialmente illesa.
Da quel momento, la donna inizia per la prima volta a riflettere sulla precarietà della propria esistenza: si guarda intorno, nota per la prima volta di essere parte del maestoso paesaggio che la attornia, di esserne parte e di risultarne in quanto tale una componente provvisoria, legata a dinamiche e casualità che la possono portar via, cancellare, comprometterne la vita di successo e soddisfazioni.
Tutte sensazioni che la donna, oberata dagli impegni e dallo stress della quotidianità, aveva non solo sottovalutato, ma del tutto tralasciato.
Subentra in Simone un prepotente, istintivo desiderio di procreazione, sentimento che mai e poi mai l’aveva coinvolta. Decide che è tempo di fare un figlio, e trova nel suo più caro amico e confidente Philippe, da poco tempo fidanzato, l’uomo ideale per concretizzare il desiderio di filiazione.
Dopo molte titubanze, l’uomo accetta l’incarico, a patto che entrambi si rechino a concepire il bambino in una zona desertica. Lo Utah viene prescelto come meta non troppo distante per concludere questo passo.
Sarà l’inizio di un viaggio che li porterà tra le piane infinite delle saline di Salt Lake City, luogo quasi magico in cui i due ragazzi impareranno a considerarsi e a riflettersi sotto una luce diversa, maturando entrambi verso una nuova consapevolezza riguardo alle priorità della vita, all’amore, alla solitudine e alla scoperta di sé stessi.
Il gran regista canadese Denis Villeneuve esordisce molto bene nel lungo con questo bizzarro ma suggestivo lungometraggio, a volte buffo, a volte inquietante, dove la data improbabile del 32 agosto segna quasi una vita parallela della protagonista, che percorre nuove sensazioni e nuove consapevolezze grazie ad un incidente salvifico in grado di restituirle l’umanità perduta dall’arrivismo e dalla rincorsa cinica verso traguardi ingannevoli e di cui solo da quel momento riesce a percepirne l’inutilità, o almeno a comprenderne la natura superflua.
Presentato al Certain Regard di Cannes nel lontano 1998, il film ha una regia accurata che si sofferma con classe e stile su particolari fotogenici e suggestivi, siano essi dettagli relativi alla bellezza delicata della fulva protagonista, siano invece inerenti alla suggestione prorompente e variegata del paesaggio naturale, che spazia con abilità e disinvoltura dalla purezza florida della campagna canadese, al cemento geometrico della metropoli quasi asettica, al paradiso incontaminato e quasi lunare di Salt Lake City.
La pellicola si avvale inoltre di una validissima ed intensa interprete, Pascale Bussieres, anche molto seducente e di una bellezza delicata, raffinata, quasi artistica, in linea con l'eleganza schietta ma anche ricercata che fa da sfondo alla vicenda.
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