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Nettoyage à sec

Regia di Anne Fontaine vedi scheda film

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La recensione su Nettoyage à sec

di hupp2000
8 stelle

Un "Ménage à trois" raccontato con talento e sensibilità. Primo lungometraggio importante di Anne Fontaine, regista destinata ad una più che brillante carriera cinematografica. Interpretazioni di alto livello da parte di Miou-Miou e Charles Berling.

Nicole e Jean-Marie, sposati da quindici anni, gestiscono una lavanderia in una città della provincia francese. Una sera, in un night club fanno la conoscenza di Loïc, un giovane travestito che si esibisce nel locale. Quando quest’ultimo perde il lavoro, lo accolgono in casa loro. Ben presto, tra Nicole e Loïc nasce un’attrazione fisica che sulle prime Jean-Marie riesce ad accettare. I sentimenti di Nicole nei confronti del marito, infatti, non sembrano in alcun modo cambiati, mentre il giovane efebo manifesta un candore disarmante, unito ad un sincero attaccamento nei confronti della coppia. Quando però il “ménage à trois” comincia ad essere oggetto di pettegolezzi nel quartiere e per giunta Loïc inizia a manifestare un’attrazione anche nei confronti di Jean-Marie, la situazione sfugge di mano ai tre personaggi, sfociando in un tragico anche se incidentale epilogo.

Alla sua uscita (e prima ancora alla sua proiezione alla Mostra Cinematografica di Venezia nel 1997), il film che fece conoscere la regista e sceneggiatrice Anne Fontaine al grande pubblico sconcertò critica e spettatori non tanto per alcune scene erotiche, peraltro piuttosto pudiche, quanto per il tema della relazione amorosa di una donna con due uomini. Il canovaccio non è certo nuovo, soprattutto nella cinematografia francese. Basti pensare ad opere di indubbio valore come “Jules et Jim” di François Truffaut (1962), “Les Valseuses” di Bertrand Blier (1974) o al più recente “Marie-Jo et ses deux amours” di Robert Guédiguian (2002). Anne Fontaine, però, è una donna e questo suo film è caratterizzato da un taglio decisamente femminista. Perno della vicenda è infatti il personaggio di Nicole interpretato da Miou-Miou, moglie borghese e fin lì fedele che, in tutta libertà, lascia sorgere in sé un’attrazione spontanea, senza alcun intento trasgressivo o rinnegamento dell’amore che la unisce al marito. E’ probabilmente questa trasparenza ad annullare l’iniziale perplessità di Jean-Marie, coniuge devoto che non si sente tradito, ma solo turbato, scoprendosi per giunta titubante di fronte alla singolare personalità del giovane e ambiguo Loïc. Quello di Anne Fontaine non è un femminismo conflittuale, i personaggi maschili non vengono presentati in posizione di inferiorità rispetto alle donne, non sono violenti né superficiali, sono interlocutori validi ma con minore consapevolezza dei loro desideri e pulsioni. Saranno comunque i due uomini a perdere il controllo della situazione, perché storicamente meno abituati a porsi domane sulle proprie emozioni. Nel rendere queste idee, la regista trova in Charles Berling un interprete perfetto, al quale farà ricorso in più di un’occasione nella sua sucessiva filmografia. Per la sua partecipazione, Stanislas Merhar, nel ruolo di Loïc ottiene il César come “meilleur espoir masculin” nel 1998, ma devo ammettere che l’ho trovato molto meno convincente dei suoi due affermati partners.

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