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L'amico americano

Regia di Wim Wenders vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'amico americano

di hallorann
10 stelle

L’AMICO AMERICANO di Wim Wenders, liberamente ispirato al romanzo di Patricia Highsmith “Ripley’s Game”, è la storia di Jonathan Zimmermann un mite corniciaio di Amburgo, malato di leucemia, agganciato da uno strano mercante d’arte americano Tom Ripley per commettere un delitto, rimane invischiato in qualcosa più grande di lui, divenutogli amico Ripley interviene nel meccanismo innestato ma Jonathan non riuscirà a sottrarsi al suo destino di malato terminale.

 

locandina italiana 2018

L'amico americano (1977): locandina italiana 2018

Wenders nel ’77 era un giovane talento del cinema tedesco e senza alcun timore reverenziale  stravolge la trama del romanzo, sposta l’azione in Francia e in Germania, trasforma Tom Ripley da facoltoso dandy sofisticato a cowboy moderno ambiguo ed esistenzialista (il febbrile Dennis Hopper è decisivo per la riuscita del complesso personaggio-citazione aggiornata di James Dean e di GIOVENTU’ BRUCIATA), mentre il malinconico Jonathan rimane uguale alla storia originaria ma l’interprete Bruno Ganz ne arricchisce le sfumature. L’evolversi delle situazioni ricordano il genere poliziesco ma Wenders non è assolutamente interessato a seguirne i canoni, preferisce soffermarsi sul prima e il dopo i delitti, sull’amicizia tra i due, sui loro silenzi e i loro dubbi, sulle facce e le attese, sui paesaggi della civiltà metropolitana, i “non luoghi della modernità”: aeroporti, stazioni ferroviarie, metropolitane, porti del Mare del Nord. In sintesi “luoghi sociali che chiudono l’uomo in ambienti freddi e poco comunicativi” concentrando il suo sguardo su queste aree e sugli uomini che le attraversano, con riferimenti precisi all’arte di Ed Hopper.

 

Bruno Ganz, Dennis Hopper

L'amico americano (1977): Bruno Ganz, Dennis Hopper

L’AMICO AMERICANO Wendersiano non è solo questo. E’ la storia di un inganno, una seduzione morale che diventa amicizia, indispensabile per l’incolumità di Jonathan. Forse per Jonathan è un’amicizia qualsiasi, di convenienza e da contratto, predestinata a spegnersi all’improvviso come la sua morte (terribile tra le braccia della moglie e lontano dal figlio, i veri affetti). Anche Tom portato a termine l’incarico (che ha avuto dei cambiamenti in corso) sembra lasciarsi morire sulla spiaggia, abbandonato dall’amico in cui aveva riposto una svolta alla sua solitudine, ai suoi tormenti esistenziali (gli autoscatti con la polaroid sul suo volto disperato e i “chi sono e soprattutto dove sto andando”). La chiusura è su Derwatt, il pittore “defunto” di “falsi” e ossessionato dal blu che vagabonda sul ciglio di un cavalcavia, tra due strade, tra vero e falso, tra vita e morte.  Alla riuscita di questa profonda analisi su forme e contenuti contribuiscono le luci fredde e nordiche di Robby Muller, le ipnotiche musiche di Jurgen Knieper e lo stuolo di personaggi minori e inquietanti che fanno da sfondo alla vicenda (quasi tutti interpretati da registi cinematografici), tra questi primeggiano Nicholas “Gioventù Bruciata” Ray nei panni del dianzi citato Derwatt e il Raoul Minot di Gerard Blain. Indimenticabile pure il silenzioso Rodolphe di Lou Castel. L’AMICO AMERICANO è un capolavoro d’arte (cinematografica) moderna.

 

Dennis Hopper

L'amico americano (1977): Dennis Hopper

 

 

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