Regia di Wim Wenders vedi scheda film
E' uno dei titoli cult degli anni Settanta.Il personaggio di Tom Ripley, creato dalla giallista di gran classe Patricia Highsmith, è al centro di quattro romanzi: per primo sul grande schermo è stato portato il secondo racconto, "Il gioco di Ripley", ribattezzato appunto "L'amico americano", e girato da un cineasta all'epoca giovane e in piena ascesa, innamorato pazzo del cinema USA che pensò appunto di girare un noir dai sapori mitteleuropei ma con ben chiara in mente la lezione statunitense, mettendo a confronto un disastrato e talentuoso mito personale come lo statunitense Dennis Hopper e un "attore di fiducia" come l'elvetico Bruno Ganz. E memorabile è la sequenza dei delitti sul treno, verosimile e goffa, così come l'assassinio nella stazione del metrò: assommata a quella corsa disperata ma finalmente libera sul lungomare in sottofinale, autorizzano a rendere di culto la pellicola. Oltre a due partecipazioni amichevoli e carismatiche di di icone dell'autore, come quelle di Nick Ray e Sam Fuller, tra la grigia opacità di Amburgo e una lattiginosa Parigi, si incrociano due attori di razza come il misuratissimo, introverso Ganz e lo scoordinato, febbrile Hopper ( ai tempi in piena crisi personale) su un misterioso gioco del fato tra il corniciaio malato terminale tedesco che sceglie di divenire killer dilettante per non mettere sul lastrico la propria famiglia, e il criminale per comodità americano che per motivi inizialmente misteriosi sceglie di aiutare l'altro. E la regia con pacata scioltezza dipana la narrazione a ritmo non velocissimo, ma costante.
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