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L'inferno è per gli eroi

Regia di Don Siegel vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'inferno è per gli eroi

di rocky85
8 stelle

Montigny, Francia 1944. Nei pressi della linea Sigfrido, una compagnia dell’esercito americano, stanca e decimata, attende di essere rimpatriata. Al gruppo si unisce il soldato John Reese (Steve McQueen), taciturno e scontroso, che prima di essere degradato per insubordinazione e ubriachezza era sergente maggiore. Le speranze dei soldati di tornare a casa vengono ben presto deluse: arriva l’ordine di tornare immediatamente in prima linea. E, come se non bastasse, vengono scelti sei uomini, tra i quali lo stesso Reese, che dovranno presidiare un piccolo accampamento sotto il tiro di un bunker tedesco, nell’attesa che arrivino gli altri. Completamente soli e accerchiati da un nemico che sembra invisibile, i sei sapranno dare del filo da torcere ai tedeschi.

Secondo e ultimo film di guerra (a quasi dieci anni di distanza dal primo, trascurabile) diretto da Don Siegel, L’inferno è per gli eroi si colloca sulla scia già tracciata da registi come Samuel Fuller e Robert Aldrich. La rappresentazione della guerra è antieroica, antiretorica, pessimistica, mostrata nella sua cruda realtà quale triste gioco per la sopravvivenza. Il montaggio frenetico restituisce il senso fisico del combattimento privilegiando ambienti notturni e claustrofobici e scarnificando il film di tutti gli elementi accessori (persino dei dialoghi) in favore di una narrazione secca ed essenziale. Senza essere didascalico e senza portare avanti una tesi programmaticamente antimilitarista, Siegel lascia che siano le immagini e i personaggi a “suggerire” le emozioni, la disillusione, le paure. La guerra è filtrata attraverso gli occhi sognanti del giovane austriaco Homer (Nick Adams) che vorrebbe andare in America. O attraverso la panoramica dall’alto (grande sequenza) sul soldato Kolinsky (Mike Kellin) portato in barella, che prima di crepare urla tutto il suo dolore al cielo e chiede ai suoi compagni di non raccontare alla moglie come è morto. Ma soprattutto attraverso la figura del soldato Reese (un ottimo Steve McQueen in uno dei suoi primi ruoli da protagonista), che nasconde dietro il carattere duro un animo nobile e sensibile, anarchico eroe tragico per il quale il riscatto è l’unica logica conseguenza. Hell is For Heroes.

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