Regia di George Miller vedi scheda film
Sono lontani i tempi in cui si aspettava il Natale per l'appuntamento annuale con i cartoni animati. Oggi l'animazione è uno dei rami più fiorenti dell'industria cinematografica americana. I grandi studios sfornano ormai a getto continuo film sempre più mirabolanti dal punto di vista tecnico per combattere una sorta di guerra animata che dura tutto l'anno. L'ultimo arrivato sui nostri schermi è Happy Feet, la storia di un piccolo pinguino imperatore che, a differenza dei suoi simili, non sa cantare ed esprime la sua creatività con il ballo. La morale è quella consolidata: sii te stesso e alla fine il mondo ti sorriderà. L'idea di un musical animato con citazioni di canzoni celebri (da Prince ai Beach Boys) è curiosa, ma la storia in più punti latita. Il rischio di eccessiva uniformità visuale - quasi tutti i personaggi del film sono pinguini tra loro troppo simili - aggiunge momenti di stanchezza non compensati dalle apparizioni degli altri animali. Le foche, le orche, i leoni marini inseguono una sorta di realismo quasi documentaristico che rende fredda l'estetica del film, non sempre ripagata da un'azione troppe volte uguale a se stessa. Una monotonia di fondo, non rivitalizzata a sufficienza dalla musica, da non attribuire solamente al gelido contesto antartico.
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