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L'inferno di cristallo

Regia di John Guillermin vedi scheda film

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La recensione su L'inferno di cristallo

di maso
6 stelle

Il periodo devastante dei film catastrofici ebbe il suo culmine con "L'inferno di cristallo", occasione imperdibile di mettere insieme i due divi per eccellenza del cinema americano a cavallo degli anni sessanta e settanta ovvero Paul Newman e Steve McQueen che già nei titoli di testa sono strategicamente posizionati l'uno a fianco all'altro con McQueen a sinistra leggermente più in basso perchè la rivalità fra i due era enorme e quindi leggendo da sinistra a destra si incontrava prima il suo nome mentre procedendo con lo sguardo dall'alto verso il basso si incrociava il nome di Paul Newman al quale fu affidato il ruolo dell'architetto che ha costruito l'altissimo grattacielo in preda alle fiamme che Steve McQueen capo pompiere deve estinguere nel giorno della sua innaugurazione.

L'enorme costruzione è invasa da grandi star con le loro storie intrecciate in toni da soap opera inquinati dalla catastrofe che incalza perchè le fiamme si dipanano a metà dell'edificio metre tutti sono in vetta a gozzovigliare e forse l'aspetto puramente adrenalinico di questo tipo di produzioni viene soffocato dallo sviluppo dei tanti caratteri nel film alcuni dei quali sono più in evidenza degli altri come il sempre bravo Fred Astaire anziano imbucato nella jet society di Los Angeles in cerca di un ultimo ballo galante che Jennifer Jones sembra potergli concedere se non fosse per la catastrofe che si abbatte spietata anche su un fenomenale Richard Chamberlaine nel ruolo più negativo della sua carriera, lo script lo marchia di negligenza e inadempienza nella scelta dei materiali che hanno causato le avarie con susseguente scontro verbale reiterato con il suocero William Holden promotore edile confinato ad un ruolo marginale rispetto ai due divi del momento tanto che il suo personaggio passa un sacco di tempo a recitare con l'orecchio al telefono.

A conti fatti il film è molto chiacchierato e di fuoco non ce n'è poi tanto, la scena più calda è sicuramente quella in cui Richard Wagner e la sua amante vengono bloccati in una stanza dal fuoco che avanza e lo stuntman che lo sostituisce deve attraversare le fiamme facendosi avvolgere da esse mentre quella più adrenalinica è quella in cui McQueen tiene appeso un giovane pompiere dall'ascensore panoramico agganciato ad un elicottero, insomma poca roba fino all'esplosione finale in cui la suspense cresce discretamente.

Fra Newman e McQueen l'incontro finisce in parità, è bello vederli nello stesso frame ma questo non avviene così spesso nell'unico film in cui hanno lavorato insieme al culmine delle loro carriere visto che in "Lassù qualcuno mi ama" McQueen era agli esordi in un ruolo marginale e comunque sono scene molto dialogate come l'ultimissima in cui il pompiere chiede all'architetto di essere interpellato su come costruire questi bestioni visto che più di duecento cristiani ci hanno lasciato le penne ma la cosa suona parecchio fasulla e legata al filone catastrofico destinato a tramontare dopo terremoti, valanghe e aroplani bersagliati dalla sfiga finchè un destino beffardo metterà insieme due trame di questi film nell'attentato al World Trade Center dell'undici Settembre 2001 al quale verranno dedicati parecchi film in cui i toni edulcorati di questo filone in voga più di venti anni prima sono assenti per ovvie ragioni.

Un ultima considerazione su McQueen per me che sono un suo grandissimo fan: recita come sempre da dio esprimendo coraggio e freddezza semplicemente con le rughe della fronte ma anche se il ruolo di capo pompiere O'Halloran è uno dei suoi più apprezzati "L'inferno di cristallo" non è nella top ten dei miei film preferiti che lo vedono in azione per due motivi e cioè che il film non è eccezionale e il suo personaggio è inserito in una storia corale. 

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