Regia di John Guillermin vedi scheda film
Un faraonico grattacielo di Los Angeles sta per essere inaugurato, con una cerimonia a cui sono invitate ben 300 persone. Poche ore prima del party però, un incendio all’impianto elettrico, che si scoprirà costruito in economia per risparmiare sui costi, divampa e comincia a propagarsi in tutto il palazzone. L’architetto Doug Roberts e il capo dei vigili del fuoco O’Hallorhan proveranno a salvare il maggior numero di persone, mentre il fuoco diventa sempre più inarrestabile…
“L’inferno di cristallo” potrebbe definirsi come il precursore del genere catastrofico. Le scene di massa (isteria compresa), le esplosioni, i colpi di scena e le devastazioni faranno scuola per gli anni a venire, rappresentando archetipi di un certo stile di narrazione che col cinema digitale e l’avvento della computer grafica di fatto cambieranno la storia del cinema.
Il progetto è mastodontico: Stirlin Silliphant, lo sceneggiatore, è chiamato a concentrare in un’unica storia due libri diversi (“The tower” di Richard Martin Stern e “The glass inferno” di Thomas Scortia e Frank Robinson). L’operazione nel complesso è godibile e soprattutto riesce ad essere credibile nonostante l’inverosimiglianza di alcune situazioni; una delle ragioni di tale credibilità sta nel cast, a dir poco stellare, in cui spiccano le figure di Paul Newman, protagonista della prima parte del film, e di Steve McQueen, il capo dei vigili del fuoco, che agisce principalmente nella seconda parte, finché i due non si ricongiungono per mettere in atto la soluzione estrema per provare a salvare gli ultimi intrappolati. In particolare il personaggio di McQueen rimane una delle figure più mitiche del genere. Pietra miliare, non tanto e non solo per la qualità del film in sé, quanto per la sua importanza storiografica.
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