Regia di John Guillermin vedi scheda film
Se in due ore e mezza di film non avverti nessun tipo di stanchezza o di insofferenza, vuol dire che il film in questione tiene alta la tensione. Certo, se L’inferno di cristallo non avesse tenuto alta la tensione sarebbe stato un fallimento cosmico, come un fallimento è il grattacielo di centotrentotto piano che è il reale protagonista della catastrofica vicenda: non solo con la varia umanità di gente in preda al panico o valorosamente eroica (il film è anche un omaggio ai vigili del fuoco) che lo popola, ma anche con i meccanismi capziosi e i labirinti infernali di cui è fatto questo mostro d’ingegneria. Un ottimo lavoro da vecchia Hollywood che sa fare il cinema come cristo comanda, con grande dispiegamento di mezzi (costi vertiginosi che oggi fanno ridere i polli) e una oculata accumulazione, eseguita con estrema nonchalance, di una dilagante dose d’ansia, commozione quanto basta e ritmo forsennato.
Ogni volta che pensi di aver visto di tutto (l’incredibile Jennifer Jones che scende miracolosamente da un traliccio sospeso nel vuoto, tanto per fare un esempio – di donne così se n’è perso lo stampo) ecco che la sfortunata assurdità (ma attendibilissima) mostra il proprio lato scatenato: e vai con gli elicotteri che saltano in aria, il cemento che blocca le porte di servizio e gli ascensori trasportati con un gancio. Nel nostro cuore i due eroi senza macchia e senza paura impersonati da Paul Newman (perfetto sotto ogni aspetto) e Steve MacQueen (ganzissimo), ma un posto se lo meritano di diritto anche l’orgoglioso e tormentato costruttore di William Holden (applausi quando finalmente scaraventa un pugno all’odioso genero Padre Ralph Chamberlaine) e alle due vecchie glorie in campo, il ritrovato e misterioso quanto delicato Fred Astaire (che fa singhiozzare quando accenna ad un passo di danza) e la rediviva e malinconica Jones, che dà il suo addio alle scene nel modo più triste possibile. Distrutto dall’inutile ridoppiaggio del 2003.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta