Regia di John Guillermin vedi scheda film
A San Francisco una costruzione faraonica di oltre 130 piani, interamente in cristallo, viene avvolta il giorno dell'inaugurazione da un incendio di dimensioni colossali dovuto alle scarse misure di sicurezza adottate da costruttori avidi che hanno ben pensato di intascare una buona parte del preventivo ricorrendo a materiali inadeguati. Nella sciagura perdono la vita più di 200 persone ma molte vite vengono salvate dall'eroismo dell'architetto (Paul Newman) che ha progettato l'edificio e che ha visto disattendere le proprie istruzioni e il capo dei pompieri (Steve McQueen). Durante le tre ore di film che scandiscono la tragedia si intrecciano destini umani, si abbatte l'ipocrisia e tutto sembra trasformarsi in un giudizio universale che costringe gli individui ad una completa trasparenza.
Pur ricalcando appieno i cliché del genere, strutturati secondo una sequenza dove alle responsabilità umane fa da contrappeso l'eroismo di qualche singolo e dove "le operazione di soccorso [vengono girate] come operazioni di guerra" (Grazzini), il film che John Guillermin ha ricavato dai racconti di Richard Martin Stern La torre e da L'inferno di vetro di Thomas M.Scortia e Frank M.Robinson (sceneggiato da Stirling Silliphant, già autore di un altro catastrofico di successo come L'avventura del Poseidon e di quei drammi psicofantascientifici che sono I due mondi di Charly e Il villaggio dei dannati) si avvale di memorabili scene d'azione, merito anche delle ottime riprese di Irwin Allen (regista di film come Swarm - Lo sciame che uccide e che qui figura anche in veste di produttore). La lotta tra gli elementi è imponente e la scena in cui l'acqua ha la meglio sul fuoco memorabile. Tre Oscar: miglior fotografia (Fred Koenekamp e Joseph Biroc), canzone (We may never love like this again) e montaggio (Harold F.Cress e Carl Kress).
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