Regia di Giuseppe Tornatore vedi scheda film
Giuseppe Tornatore ha esordito nel 1986 con IL CAMORRISTA, biografia non autorizzata di Raffaele Cutolo e della Nuova Camorra Organizzata, un debutto importante e convincente per l’allora trentenne di Bagheria. Nel 1988 è la volta di NUOVO CINEMA PARADISO, la storia di un regista che ripercorre le tappe della sua vita attraverso il fascino perduto della sala cinematografica in cui faceva il protezionista, un omaggio tenero e commosso al cinema. Il film viene ritirato ben due volte dalle sale, tagliato e rimontato dal suo maggiore sostenitore il produttore Franco Cristaldi, due anni dopo nel ’90 vince l’Oscar come miglior film straniero e rilancia il cinema italiano a livello internazionale dopo anni di crisi. Nel frattempo Tornatore aveva già girato STANNO TUTTI BENE con Marcello Mastroianni invecchiato e imbolsito, ma è il suo lungometraggio meno riuscito troppo confuso e ambizioso per lasciare il segno. Nel ’94 prende Gerard Depardieu, Roman Polanski e sullo sfondo il giovane Sergio Rubini e realizza il suo miglior film UNA PURA FORMALITA’, la storia di uno scrittore che si smarrisce durante una notte di tempesta e viene sottoposto a un interrogatorio flashback da un giudice, all’alba tutto si chiarirà (forse). Ambientato in una sorta di purgatorio terrestre è un piccolo capolavoro dal sapore kafkiano, ellittico nello stile, girato a basso costo e montato da Tornatore stesso. L’anno dopo L’UOMO DELLE STELLE segna il ritorno in parte alle atmosfere di NUOVO CINEMA PARADISO, ma non ne sfiora minimamente il clamoroso successo. Con LA LEGGENDA DEL PIANISTA SULL’OCEANO prodotto dalla Miramax vola alto, dilata il soggetto originale di A.Baricco a favore di un singolare racconto sul destino di un uomo che non è mai sceso da una nave e filma con una maestria unica nel cinema italiano. Sempre la Miramax nel 2000/01 gli commissiona un film da ambientare nella sua Sicilia, ma degli anni ’40 e ’50, gli affida la non-attrice Monica Bellucci e Peppuccio tira fuori MALENA, una donna che fa perdere la testa a grandi e piccini. Ispiratosi al cinema di Pietro Germi degli anni ’60, Tornatore carica di luoghi comuni e di enfasi una storiella molto esile firmando un esercizio di stile macchiettistico e sopra le righe. Cinque anni dopo si cambia, niente rievocazioni del dopoguerra, niente folclore, ma una storia ambientata nei giorni nostri e Trieste come location. LA SCONOSCIUTA è Irena, una giovane donna ucraina che prende casa e cerca lavoro come domestica nel palazzo di dirimpetto, pagando una percentuale al portiere Matteo diventa la donna delle pulizie dello stabile, allo stesso tempo la vediamo muoversi con circospezione, si introduce furtivamente in un appartamento ma non è una ladra, solo in seguito viene alla luce il suo segreto in un crescendo di tensione ed emozioni. Ricomincio da UNA PURA FORMALITA’ si potrebbe dire per Tornatore, stesse atmosfere e stessi toni da noir, ma LA SCONOSCIUTA ha anche i tratti di un melò dai colori cupi e autunnali. Nella prima parte il regista accumula troppa suspense e mistero, virtuosismi di ripresa, flash rapidi dal passato illuminati spesso da una luce flou gialla, nella seconda parte invece il film decolla e il ritmo incalzante tiene testa all’evolversi drammaturgico della vicenda sfruttando al meglio anche l’inedito scenario di Trieste. La denuncia sociale sullo sfruttamento della prostituzione, sulle umiliazioni e violenze subite dalla protagonista resta un po’ in superficie, probabilmente era l’intento del regista che appare più interessato ai rapporti interpersonali tra i protagonisti e alle loro psicologie. A questo proposito sono decisivi gli interpreti: la protagonista Irena resa molto credibile dalla russa Ksenia Rappoport, il mostruoso Michele Placido in versione Nicky Lauda, un’algida Claudia Gerini, Pierfrancesco Favino bravo anche nel recitare con accento friulano, la piccola e spigliata C.Dossena, i caratteristi di lusso Alessandro Haber e Piera Degli Esposti, poco più che camei le partecipazioni di Margherita Buy, Angela Molina e Nicola Di Pinto. Un altro elemento determinante de LA SCONOSCIUTA sono le stupende musiche di Ennio Morricone, erano anni che non azzeccava una partitura così riuscita e suggestiva.
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