Regia di Otar Ioseliani vedi scheda film
Nel corso del tempo Otar Iosseliani è diventato come l?ultimo Buñuel. I suoi caustici e irriverenti film paiono dei post scriptum di Il fascino discreto della borghesia, Il fantasma della libertà, Quell?oscuro oggetto del desiderio. Buñuel era più surreale, dadaista, daliniano. L'autore di Lunedì mattina, Addio terraferma, Briganti, Caccia alle farfalle, Un incendio visto da lontano e I favoriti della luna (tutte pellicole figlie del Buñuel della tarda età) è più goliardico e clochard, pur affrontando gli identici temi, pur contestando, con perfida ironia, le mostruosità del potere e delle sue classi abbienti. Non fa eccezione Giardini in autunno, dove Vincent, ministro, gran bevitore e buongustaio, elegante e piacione, viene scaricato dall'amante (Odile, ragazza bella e intelligente, lucida e affascinante) dopo aver perso il dicastero. Il suo successore ci mette un attimo a insediarsi nel sontuoso ufficio del politico tradito e questi, per tutta risposta, gli distrugge la sede di lavoro, cambiandogli altresì gli scaffali, i rivestimenti di poltrone e divani, la scrivania, i posacenere e finanche i telefoni. La vendetta ha per Vincent il dolce sapore della vita ritrovata: il suo inatteso tempo libero si trasforma in joie de vivre. Mesi dopo Vincent incontra Théodière, il rivale che gli fregò il posto, a sua volta caduto in disgrazia. Ma al posto di infierire lo invita a bere un bicchiere di vino. Numerose le scene divertenti in un impaginato toccato dalla leggerezza e dall'essenzialità. Curiosità: non potendo usare Narda Blanchet, la vecchietta di molti suoi film, Iosseliani ha chiamato per il ruolo dell?anziana madre un quasi irriconoscibile (e irresistibile) Michel Piccoli.
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