Regia di Otar Ioseliani vedi scheda film
Discreto, ma è uno di quei film che non mi lascia nulla. Il regista si limita ad osservare con distacco le vite di alcuni personaggi, le quali si intersecano e vengono in contatto in modo del tutto casuale. Se qua e là tutti sono capaci di (insensati e apatici) gesti di solidarietà, il tono generale è quello del pessimismo per l'egoismo, la falsità, l'opportunismo generalizzati. In un film di Iosseliani è assolutamente impossibile coinvolgersi alla trama e partecipare emotivamente, poiché il distacco, l'ironia, e il tono dimesso lo impediscono. Le cifre comuni alle storie raccontate sono il non senso, la piccineria e la precarietà umane, l'ipocrisia, la casualità e l'insensatezza. Forse c'è solo un vago discorso sulla fugacità della celebrità umana (vedasi i due ministri). Ci sono i temi che ho visto anche in altri film del regista: quadri e statue venduti, case vendute, traslochi, negri e cinesi che subentrano agli europei in molti posti, la litigiosità delle famiglie, i preti ubriaconi. Alcuni, come Mereghetti, trovano divertente Michel Piccoli nei panni della vecchia madre, ma io lo trovo solo patetico. Il merito che riconosco al regista è quello di tenere sempre desta l'attenzione dello spettatore nonostante non si stia raccontando niente di particolare, e forse niente di sensato. Una cosa per tutte: l'africana grassona che s'impossessa dell'appartemento del "protagonista", lo prende a calci quando lui le fa presente che deve andarsene, e viene poi cacciata dalla polizia, gli offre poi una sigaretta come niente fosse, quando si trovano tutti quanti (come poi?) a bivaccare sotto un ponte. Insomma, da vedere per curiosità.
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