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Fur. Un ritratto immaginario di Diane Arbus

Regia di Steven Shainberg vedi scheda film

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La recensione su Fur. Un ritratto immaginario di Diane Arbus

di Paul Hackett
8 stelle

Il "breve incontro" e l'anomala storia d'amore tra una giovane Diane Arbus, inquieta ed irrisolta fotografa, e un freak affetto da una rara malattia che lo fa assomigliare ad una sorta di licantropo. L'intensa frequentazione libererà la donna dai legami sociali e familiari e le permetterà di rivolgere i propri interessi fotografici verso l'universo rimosso e segreto delle persone affette da deformità fisiche e mentali ("la fotografa dei mostri" verrà definita in termini spregiativi dai suoi tanti detrattori). La trama, ovviamente, è del tutto immaginaria, ispirata ad un libro di Patricia Bosworth, ma, sebbene in maniera un po' forzata, riesce a rendere in maniera davvero suggestiva il voyeurismo della vera Diane Arbus e la sua fascinazione nei confronti dei cosiddetti "diversi", da lei ritratti in una serie di inquietanti e disturbanti immagini realizzate per pochi anni fino al suicidio dell'artista, avvenuto nel 1971. Steven Shainberg, regista evidentemente ossessionato dai comportamenti insoliti e devianti, visto che all'esordio ha diretto l'intrigante "Secretary" sul rapporto sadomaso tra una segretaria e il suo datore di lavoro, dirige un'opera interessante, dalle atmosfere sospese e dilatate, probabilmente eccessiva, da amare o da odiare, esattamente come i malsani ritratti di Diane Arbus (che pure non compaiono mai nel film). La prima parte, inquietante e voyeuristica, tutta giocata sugli occhi sgranati e sull'algida bellezza della bravissima Nicole Kidman, ha un sapore quasi horror, nell'attesa che il "mostro" sveli il suo segreto, poi la pellicola assume le meno interessanti forme di una sorta di melodramma d'amore (con qualche reminiscenza della "Bella e la bestia"), riscattandosi con un finale struggente e poetico (ottimo anche Robert Downey Jr, convincente sia glabro che "villoso"). Il film nell'insieme è suggestivo e ben girato, ma può facilmente tediare, necessitando di grande empatia da parte dello spettatore: a me, francamente, è piaciuto, ma comprendo anche le stroncature di molti degli amici che mi hanno preceduto nell'opinare la pellicola. Purtroppo, però, per gli appassionati di fotografia come il sottoscritto c'è ben poca trippa per gatti, giusto lo spunto per riscoprire le belle e terribili immagini di una artista tormentata e controversa. Tre stelle effettive, la quarta è per il coraggio di realizzare un'opera difficile e davvero inconsueta.

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