Regia di Albert Moore (Guido Zurli) vedi scheda film
Una giornalista, durante il colloquio con un noto attore, scoperchia un giro di prostituzione minorile; le sue indagini approfondite la porteranno a partecipare personalmente a una serie di incontri morbosi.
Il film è poca cosa, senza dubbio: la trama è pretestuosa alla massima potenza (sceneggiatura: Guido Zurli e Vito Bruschini), i personaggi monodimensionali, i dialoghi risibili e i mezzi a disposizione evidentemente ridotti; anche la regia nel suo complesso delude parecchio e l’unica attrattiva – neanche a dirlo, visto il titolo – è l’erotismo abbondante che il lavoro trasuda. Anche se di ‘gola’ si pecca assai poco, anzi: nella versione non esplicita del film, comunque costellata di pseudo-accoppiamenti e scene di nudo, il sesso orale non c’entra un granché; presumibilmente il titolo è un mero richiamo al recente successo pornografico di Gerard Damiano (Gola profonda o La vera gola profonda, 1972), che aveva lanciato nell’hard Linda Lovelace. Allo stesso modo qui viene lanciata una futura pornodiva, vale a dire Ajita (Ajita Wilson), la cui transessualità non era mistero neppure all’epoca; l’attrice se la cava nelle parti più prettamente recitate, ma viene impegnata per lo più – specie nella seconda parte del lavoro – in sequenze di sesso sempre più strampalate dal punto di vista logico, fino all’inquietante finale (apoteosi del girato male, peraltro). Pare che l’Alberto Moore dei crediti di regia nei titoli di testa sia Zurli, mentre Bruschini viene citato come suo aiuto, ma in realtà a occuparsi della maggior parte delle riprese sia stato Mario Bianchi, altro cineasta esperto di prodotti soft e hardcore. Nel complesso davvero nulla di memorabile, nemmeno per il pubblico dichiaratamente voyeurista. 1,5/10.
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