Regia di Dario Argento vedi scheda film
L' inferno in questo film è quello dello spettatore. Costretto ad assistere ai deliri mentali di un uomo che spreca il suo talento visivo all' interno di una storia inesistente. Dario Argento immerge il suo sguardo dentro architetture inquietanti illuminate da luci e vapori infernali. Il rosso e il blu sono i colori dominanti di questo delirio.
Argento in qualche momento si ricorda dei film precedenti e continua la sua sperimentzione del linguaggio cinematografico. La sequenza in cui il suono della musica va e viene in sincrono con la luce è molto interessante. Ed è, forse, l' unica sequenza che mi ha colpito. Per il resto c'è un forte senso di nausea e fastido. Poi c'è il senso di comicità involontaria che in un film che dovrebbe mettere paura è la cosa peggiore. Poi c'è la sequenza in cui una donna vienne assalita dai gatti. Visto che i gatti mi sembravano veri mi sono immaginato come avessero potuto girare la scena. Tre o quattro aiutanti di Dario che prendevano sti poveri mici e li buttavano addosso alla donna. E mi è venuto da ridere ancora di più. In un' altra scena c'è un uomo che vuole uccidere dei gatti (si vede che Dario c'ha la fissa) e li butta in un sacco dentro l' acqua (il metodo migliore a quanto sembra). Visto che è ha dei problemi alle gambe, l' uomo cade nell' acqua e inizia a chiedere aiuto. Sembra arrivare in suo soccorso un tipo che lavorava lì vicino. Questo arriva e invece di aiutarlo lo massacra di coltellate. A questo punto ho preso e me ne sono andato e tanti saluti a Darione.
Di questo film non ho capito niente. Meglio così, dopo tutto.
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