Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
Emozionante pamphlet sinistrorso sulla vita militare in caserma negli anni '70 della sovversione tutta intorno a queste ultime, e di quando ovviamente la leva era obbligatoria. Urlato, febbrile e virulentemente sopra le righe ma anche dal gran ritmo narrativo come erano i migliori Bellocchio, a tesi e con ampie concessioni -e prestiti- da servizio di Playmen e film per adulti del tempo, con la nudissima e un po' mignotta Miou Miou, ma anche una eccellente sceneggiatura, e una più che incisiva regia di Bellocchio in una delle sue migliori prove dei settanta, che caratterizzano situazioni-"tipo" della naja, del nonnismo, del servilismo e opportunismo innati in ogni macro/micro "società" di vassalli e padroni, perfette e di grande efficacia drammatica. Di elevato tenore pure i dialoghi e certe battute. Franco Nero- capitano Asciutto in una delle sue migliori prove di sempre, tra lo psicopatico e la vittima, il carnefice di sè stesso inconsapevole ma anche il giovane timoroso laureato e fondamentalmente ignavo Michele Placido- soldato Paolo Passeri non gli è da meno, così come gli eccellenti apporti dei caratteristi commilitoni quali Daniele Pagani, Francesco De Rosa, Vittorio De Bisogno, Marino Cenna, Nicola Di Pinto, e altri grandi attori caratteristi solo perché relegati quasi sempre ed esclusivamente come tali, sconosciuti, dimenticati dai più, se non ai veri cultori appassionati delle pellicole settantesche e ottantiane a cui hanno conferito ben un "di più". Il finale prende spunto da fatti consimili che avrebbero prima e dopo in alcune caserme italiane, e fondamentalmente da uno che ebbe per coinvolto proprio l'ufficiale che andava a controllare i posti di guardia e le ronde, nottetempo.
Da straculto i titoli di testa con l'allucinante rito ed esercitazione del grado, nome, battaglione e compagnia urlati allo sfinimento, e la sequenza lunga quasi tutta la canzone, con "Tornerò" dei Santo California, e il balletto lento di soldati nel bar della caserma. Grandioso come quasi sempre, e in una breve apparizione, Dario Cantarelli. E c'è pure, in quota co-produzione, Patrick Dewaere.
I grotteschi e anche comici nonni camorristici e vessatori Di Pinto e Cenna, che prendono da mira gli acculturati e laureati come Placido e Haber nel film, l'omertà che vi regna, sembrano presagire la vicenda Scieri che troverà luogo proprio in una caserma della Folgore, parecchi anni dopo.
John Nada
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