Regia di Corneliu Porumboiu vedi scheda film
A est di Bucarest ci sono città come Costanza, Tulcea, Craiova o Galati, che potrebbero essere il luogo d'ambientazione per questa sorta di psicodramma collettivo, in occasione del sedicesimo anniversario della cosiddetta Rivoluzione rumena del 1989. Il sommovimento che portò all'uccisione di Nicolae Ceausescu sorse a Timisoara, all'estremo ovest del paese, e si propagò verso est, coinvolgendo tutto il paese. Qui una stazione televisiva privata, abbastanza scalcinata, della cittadina in questione, organizza un dibattito per stabilire, a sedici anni di distanza dai fatti, se in quella cittadina vi fu effettivamente rivoluzione o meno contro il regime del dittatore comunista. Il discrimine è l'orario d'inizio delle proteste di piazza, ovvero se esse siano cominciate prima o dopo le ore 12:30, quando la televisione rumena trasmise le immagini delle contestazioni al Presidente che avvenivano sulla piazza principale di Bucarest.
Porumboiu mette in scena questo dibattito con schemi che realizzano una satira della televisione privata (e falsamente libera), secondo una linea che sembra ripercorrere l'opera di certi autori del teatro dell'assurdo, non ultimo il francorumeno Eugène Ionesco. Ma il regista mette anche il dito nella piaga di una rivoluzione che conserva ampi spazi di oscurità, che non si sa da chi sia stata realmente promossa né vinta e che, soprattutto, non ha portato quella ventata di cambiamento che la fine dei regimi comunisti aveva prodotto negli altri paesi dell'est europeo. Forse, come dice l'anziano Emanoil Piscoci, partecipante al dibattito televisivo, ognuno ha fatto la rivoluzione per motivi diversi: lui confessa addirittura di essere andato in piazza per festeggiare l'aumento di duecento lei, promesso, quale atto dettato dalla disperazione, da Ceausescu nel suo ultimo comizio di piazza.
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