Regia di Roberto Cimpanelli vedi scheda film
Il cinema italiano, o quello che ne è rimasto, è affollato (su grandi e piccoli schermi) di preti e carabinieri, capisaldi d’okkupazione, emblemi di un paese che, per fortuna, è già andato da tutt’altra parte. Siamo dalle parti di Vittorio De Sica e degli anni ‘50, anche se la storia parte la sera del 7 settembre 1943, quando l’Italia stava per tradire, ancora una volta, i suoi alleati. Un “cinema dei nonni” (magari avessimo, ogni tanto, qualche esempio di “cinema di papà”) camuffato da fiction domenicale consolatoria, che Cimpanelli affida alla verve di due attori (Marcorè e Salemme) certamente bravi ma espressione di un mondo antico, di una recitazione manierista, di simboli e atmosfere di ambigua conservazione. È la noia a prevalere in questo filmettino che vorrebbe riandare sulle tracce di Tutti a casa (ma li c’erano Luigi Comencini, Alberto Sordi, Serge Reggiani...), miscelando commedia e dramma, incastri buffi e cialtronerie italiche. Non c’è il cinismo dei Risi amari, non c’è la spavalderia anarchica dello sguardo che fu, non c’è mai reale tensione. Quasi una puntata del Maresciallo Rocca in costume, con tanto di moralismi incorporati.
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