Regia di Otar Ioseliani vedi scheda film
Otar (Ramaz Giorgobiani) e Nico (Gogi Garabadze) sono due ragazzi che si sono appena diplomati all'istituto di agraria e vengono assunti in un'azienda vinicola. Tra lavoro e primi amori, il film è una sorta di resoconto sull'iniziazione alla vita dei due ragazzi anche se poi il sostare di Iosseliani sulle loro vite è un modo come un'altro per insinuarsi sornione nelle inefficienze della burocrazia statale.
É soprattutto Nico a rappresentare lo spirito irriverente del regista georgiano, la sua indole iconoclasta. Mentre Otar si mette i vestiti a festa per ben apparire in quel fulgido esempio di economia collettivizzata, dove subito entra nella parte del burocrate ligio a tutti gli ordini ricevuti dall'alto, Nico ha un fare più trasandato, affatto serioso, e si insinua come un'agente critico nel meccanismo a orologeria dell'azienda in cui, più che alla qualità del vino prodotto, tengono all'assoluto rispetto dei piani di produzione secondo tempi e modi rigidamente imposti. Gustosissima è la scena in cui Nico è in un ristorante insieme ad altri cinque operai dell'azienda i quali si alzano e se ne vanno non appena scoprono qual'è il vino che serve la casa. É un vino prodotto da loro stessi ma quell'annata faceva proprio schifo. Innanzitutto il rispetto dei piani di produzione quindi. Il rispetto delle regole anche se sono assurde e producono effetti controproducenti. Ecco, quella scena in cui i cinque uomini si alzano e se ne vanno e poi spiegano a Nico il perchè del loro gesto, è ironica, spassosa e può anche non voler dire niente di preciso. Se non fosse che con Iosseliani il significato e il significante non sempre coincidono e che con lui le cose accadono sempre da una parte diversa da dove è posizionata la macchina da presa. Se non fosse che l'insensatezza apparente che percorre il film (e il suo cinema) nasconde in realtà il suo solito attardarsi sincero sulle piccole cose, le minute gesta di piccoli uomini. Se non fosse che nel loro assommarsi queste piccole cose danno corpo a una polifonia di segni indiziari la cui delicata leggerezza rappresenta per contrasto l'antitesi all'ordine burocratizzato. Il cinema di Iosseliani è fisso sulla continua transitorietà dei piccoli piaceri della vita. Come la caduta delle foglie che significa, prima il tempo della vendemmia, e poi un bel bicchiere di vino bevuto con gli amici. Ma di quello buono.
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