Regia di M. Night Shyamalan vedi scheda film
Compito ingrato stroncare l’ultimo M. Night Shyamalan per chi considera The Village un film importante per capire come siamo diventati. Va però detto che il regista indiano-americano è discontinuo da sempre, ed è troppo didascalico nella progettualità del proprio lavoro. Lady in the Water, come noto, è la trasposizione di una fiaba edificante inventata per far dormire le figliolette. Una ninfa d’acqua, Story, emerge nel nostro mondo per indicarci un salvatore e viene aiutata da un custode complessato, con un terribile passato alle spalle. Nel frattempo, le forze del male tramano nell’ombra. Il problema del film non è il suo coté fantastico che anzi, nella sua ostentata artigianalità (le creature, in era digitale, sono addirittura goffe) e nella tenerezza del significato favolistico, ha un certo fascino. È il microcosmo realistico del residence dove la storia si svolge a essere improbabile, con ogni personaggio troppo evidentemente studiato a tavolino (ridicolo l’esotismo d’accatto delle due cinesi) per risultare credibile ai fini della narrazione. Se Shyamalan voleva parlarci di uno spaccato d’umanità che si sta mostruosizzando, lo fa attraverso una visione elementare e perfino impacciata. Non ci fosse la convincente prova del protagonista Paul Giamatti ci sarebbe da chiedersi come prendere sul serio un simile filmetto.
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