Regia di Kevin Smith vedi scheda film
“Perché? Perché mi piaceva quello che facevo? Mi guardavo tutti i film che volevo, scherzavo con i clienti, uscivo con gli amici tutto il giorno. C'è un modo migliore per guadagnarsi da vivere? Sì, magari non è quello che fanno gli altri, però cazzo se era forte!”
Passano dieci anni e il Quick Stop Groceries di Dante Hicks (Brian O'Halloran) prende fuoco, distruggendo il negozio e l'adiacente videonoleggio. La circostanza porta lui e l'inseparabile Randal (Jeff Anderson) a cercare un altro lavoro, finendo a dispensare panini in un fast-food della catena Mooby's in mezzo al mediocre nulla del New Jersey, agli ordini dell'avvenente superiore Becky (Rosario Dawson) e con un ragazzino nerd fino al midollo e verginello come spalla (nonché vittima del cinismo di Randal), tale Elias (Trevor Fehrman).
Fortunatamente per lui, Dante dovrebbe essere al suo ultimo giorno di lavoro perché in procinto di trasferirsi in Florida con la promessa sposa Emma (Jennifer Schwalbach, moglie di Kevin Smith nella realtà) per costruirsi una nuova vita con l'aiuto dei futuri suoceri, dovendo così lasciare il posto al Mooby's, l'amico Randal e pure i consueti spacciatori che stazionano appena fuori dal fast-food, ovvero Jay (Jason Mewes) e Silent Bob (Kevin Smith), recentemente usciti dalla rehab.
Un'ingenua questione di affetti si mette di mezzo ai piani di Dante, che si trova a dover nuovamente sperimentare una giornata lavorativa dai ritmi sì blandi, ma infernale per gli stravolgimenti apportati ai suoi progetti.
Nel 2006 Kevin Smith torna ai suoi personaggi più amati, quelli che, mentre anch'egli nella vita faceva il commesso in un negozio, gli hanno spalancato le porte della cinematografia col folgorante esordio “Clerks”, dissacrante e feroce commedia in bianco e nero del '94 che resta tuttora un piccolo capolavoro; questo sequel patisce proprio il confronto col capostipite, girato in condizioni di budget miserrimo e di tutt'altro acume e beffarda cattiveria a sollevare inaspettatamente le proprie sorti. Qui la comicità risulta più demenziale, si perdono i toni da black comedy per favorire, stante anche la luccicante patinatura della fotografia, un prodotto molto edulcorato, alleggerito, a suo modo misurato e sui binari canonici della commediola americana, che circoscrive il politicamente scorretto a qualche parolaccia, a qualche situazione scabrosa o a qualche battuta scatologica, risultando pressoché inoffensivo.
Certo, di tanto in tanto si ride di gusto, ma molto è dovuto all'affetto per i personaggi, che qui in realtà ritroviamo molto stanchi e imbolsiti (laddove Randal risulta godibile ma forzato, è il personaggio di Dante che soffre un appesantimento morale piuttosto noioso). La notorietà conquistata da Kevin Smith da un lato lo deve aver reso più morbido, da un altro lo ha aiutato a livello di conoscenze, potendosi così permettere di avere camei godibili e quasi di lusso come quelli di Ben Affleck e Jason Lee, suoi precedenti collaboratori.
Sempre notevole, anche in “Clerks II”, la centralità della musica, non più esclusivamente grunge e alternative rock (sempre che il termine significhi davvero qualcosa…), dove trovano spazio anche pezzi molto piacioni di Alanis Morissette, B.J. Thomas e Talking Heads.
Alla fine successo più che discreto di pubblico per il sequel, ma resta un film come tanti altri, che ha un senso solo in caso di attacco di nostalgia per i vecchi Dante e Randal; Smith ci ha provato, svecchiando contesto, tempi e modalità d'azione (e inserendo nel cast un'attrice di richiamo e stupenda come la Dawson), ma anche dando un'impostazione prettamente commerciale all'operazione, che non graffia e risulta insufficiente.
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