Regia di Agostino Ferrente vedi scheda film
Si fa presto a dire documentario quando è tornato di moda anche tra il cinema mainstream. Capita a volte che sia soprattutto una necessità, e allora ha un altro significato. Corri con qualunque cosa tu abbia a disposizione per cercare di non perdere l’attimo: una videocamera digitale, per assurdo anche un videofonino. Con questo spirito (ma senza videofonino) il regista Agostino Ferrente ha per cinque anni cercato di carpire, a volte anticipare, il work in progress della realtà che in Piazza Vittorio a Roma vola alla velocità della luce. C’era da salvare un cinema, l’Apollo, destinato a diventare un Bingo (ahinoi, Veltroni, qui casca l’asino!), e nello stesso tempo da coinvolgere i migranti - in quel luogo più numerosi dei romani - in un forte progetto comune. Perché non una band, o meglio un’orchestra? Spezzoni degli Avion Travel, in particolare Mario Tronco, ci mettono del loro; il resto è sudore, entusiasmo, fatica, voglia di stare insieme, tanta musica e una Roma che non ti aspetti. Non il solito ritratto retorico e politicamente corretto di un’utopia di integrazione, ma vero e proprio cinema di quartiere, anche traballante se volete ma capace di restituire verità. All’ombra di una sala cinematografica che fu si forma dunque l’Orchestra di Piazza Vittorio, dove suonano rom e arabi, cinesi e cubani, italiani e americani come fosse la cosa più normale del mondo.
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