Regia di Andrei Tarkovsky vedi scheda film
Rivisto dopo 15 anni, questo classico di Tarkovskij mi ha lasciato ancora negli occhi un'immagine ricorrente: i boschi di betulle magistralmente resi dalla fotografia in b/n. Infatti oltre alle più note visioni oniriche, al finale shock, il cinema del cineasta russo stimola le mie percezioni in alcuni passaggi veloci e simbolici di immagini che partono dalla storia per divagare in altri frangenti, oppure no. Oppure è il sogno, come le allucinazioni visive inconsce/subconscie di Ivan, fra l'incubo della realtà e l'incubo dell' immaginazione. Oppure è la tragedia della follia umana. Oppure è la paura di essere noi questo bambino automa, rapito dalla violenza del mondo degli adulti. Insomma le interpretazioni sono molteplici e come spesso capita con le grandi opere d'arte, la visione è solo l'inizio. Ma L'Infanzia di Ivan è anche un film imperfetto, specialmente nell'eccedere in passaggi mèlo stereotipati, che compongono certo un psico-dramma di guerra coerente, però diluiscono lo spirito più open mind della poetica tarkovskijana. E qui i problemi con la produzione e il controllo artistico del regime sovietico saltano bene all'occhio, ma ben vengano certi compromessi se poi i risultati sono di questo livello!
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