Regia di Andrei Tarkovsky vedi scheda film
E' l'opera prima di Andrej Tarkovskij, premiata col Leone d'oro alla Mostra di Venezia: un film abbastanza tradizionale dal punto di vista narrativo, pur con alcune parentesi visionarie che già preannunciano il linguaggio delle opere a venire. Il tema è quello dell'infanzia maltrattata, a contatto stavolta con gli orrori della guerra: il regista lo svolge con una sensibilità figurativa notevole, che rompe con i canoni del Realismo socialista ma fu da alcuni scambiata per formalismo, tanto che all'epoca si scomodo' perfino un intellettuale come Sartre per chiarire questo equivoco, preannunciando l'arrivo di un nuovo grande regista. Chi odia il Tarkovskij ermetico e simbolico dello Specchio o di Sacrificio probabilmente amerà questo film, meno ambizioso e più accessibile delle altre opere: a me sembra in ogni caso un bell'esordio, che rivelò un autore dal talento personalissimo e in, un certo senso, unico nel panorama cinematografico contemporaneo. Agghiacciante il finale con la scoperta del triste destino di Ivan. Il piccolo Nikolai Burlyaev tornerà in Andrei Rublev nel ruolo del ragazzo che fonde la campana, e poi diventerà un attore affermato; in questo film il regista ha saputo dirigerlo con notevole sensibilità, traendo da lui una performance spontanea e vigorosa che regge l'intera pellicola.
Voto 8/10
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