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Gli inesorabili

Regia di John Huston vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Gli inesorabili

di laulilla
8 stelle

Da un romanzo di Alan Le May è tratto il soggetto di questo film che con la firma di John Huston, uscì negli Stati Uniti nel 1960. Un Western quasi classico, che rappresenta i tempestosi rapporti fra i nativi Kiowa e i conquistatori bianchi che non riconoscono loro alcun diritto né alcuna dignità umana.

 

 

La premessa

In un’arida regione del Texas, Matilda Zachary (Lilian Gish), che aveva appena visto morire la propria neonata, aveva accolto come trovatella bianca e fatto crescere – insieme ai tre figli maschi della famiglia – Rachel (Audrey Hepburn), la neonata Kiowa, rimasta sola nella culla e abbandonata dalla sua tribù.
All’inizio del film i tre fratelli Zachary: Ben (Burt Lancaster), Cash (Audie Murphy) e Andy(Doug McClure) sono agiati allevatori di cavalli e di bovinI, orfani del padre ucciso da una freccia avvelenata dei Kiowa, che pretendevano dagli Zachary la restituzione di Rachel.

 

La vicenda, in breve


Rachel – ora in età da marito e in procinto di festeggiare il fidanzamento col rampollo di una famiglia contigua – si imbatte in uno strano cavaliere (Joseph Wiseman) che si aggira nella zona, da qualche tempo.

Costui – minacciosamente – le rivela di essere a conoscenza della sua vera identità e che potrebbe svelare il segreto ai quattro venti, con conseguenze gravissime per l’intera regione, quasi una maledizione…

 

Spaventata e turbata la giovinetta rientra in casa e racconta alla madre il suo strano incontro: Matilda, a sua volta terrorizzata, improvvisa una risposta tranquillizzante.

Apparentemente, la vita riprende come prima, finché un giorno se ne arrivano alcuni Kiowa per reclamare la restituzione della sorella di uno dei loro guerrieri – ingiustamente trafugata – offrendo in cambio un cavallo.


Ben, il più vecchio dei fratelli, segretamente (incestuosamente, forse) innamorato di lei, non pensa che a proteggerla, combattendo in sua difesa, ma intanto le voci sulle origini di Rachel, la trovatella, arrivano anche alle orecchie della contigua comunità bianca, creando una situazione di diffidenza ostile nei suoi confronti: cacciarla, abbandonandola al proprio destino, diventa il modo per evitare rischiosi conflitti con le tribù dei Kiowa..

 

Il mio giudizio sul film

 

Nonostante alcune pregevolissime e poetiche pagine affidate in primo luogo alla grande interpretazione di Lilian Gish e a quella dignitosa e credibile di Audrey Hepburn, e nonostante la  bella ricostruzione della vita agreste e del fuoco che vi si cela, non sempre la regia di John Huston, almeno secondo me, riesce a evitare – come è stato rilevato autorevolmente – la difficoltà che deriva dalla quantità dei problemi sollevati da Alan Le May, lo scrittore-soggettista del film.
Combattuto fra le esigenze commerciali, (di cui la produzione – nella persona, ahimè, di Burt Lancaster – avvertiva l’esigenza, spingendo perché uscisse nelle sale un prodotto che compiacesse le attese del pubblico) e la propria coscienza morale, il grande Huston lascia irrisolto il problema centrale del film, ovvero se la domanda di giustizia sia separabile dalla necessità di una pacificazione fra usurpatori e usurpati, ciò che comporta la risoluzione politica di ogni conflitto etnico.
La rimozione o la glorificazione ingiustificabile del passato di una nazione, costituisce una minaccia permanente, una spaventosa prospettiva di guerre civili future sempre più feroci. Gli eventi storici non solo americani del ‘900 e di questo inizio di secolo continuano a ricordarcelo.

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