Regia di Stanley Kramer vedi scheda film
Siamo nel 1967, primo anno della New Hollywood, e Stanley Kramer se ne esce con il film Indovina chi Viene a Cena, dal quale credo che un certo cinema hollywoodiano sui diritti civili odierno che tanto è di moda e fà finto-impegnato, deriva da questo film tanto importante per l'epoca e celebrato all'epoca, quanto oggi invecchiato e forse esaltato sia per i temi che per l'attore protagonista (Spencer Tracy morì subito dopo le riprese).
Precisiamo, il film merita assolutamente la visione e anche più di una se piace e comunque rispetto a tanti film odierni sul tema, questo certamente è molto più sentito (un anno prima se non erro fu firmato il Civil Rights Act dal presidente Johnson) e genuino seppur abbia la solita patina e buonismo tipoco delle produzioni di tal genere ad Hollywood, ma alla fine è uno dei migliori film americani usciti dagli studios su tali tematiche.
Per il sottoscritto quello che frega il film al giorno d'oggi è il suo mantenere un'aria eccessivamente artificiosa, costruita e oserei dire anche leggera; ma di una leggerezza che sà un pò di superficialità e non cela un qualcosa di veramente profondo. Certo, affronta la tematica del razzismo e sopratutto del matrimonio tra razze diverse (contro cui nel film esprimono forti perplessità sia bianchi che neri, legati ai vecchi modi di pensare), ma non si scava mai troppo in profondità, scegliendo di puntare su una costruzione dei due protagonisti che a me non è piaciuta perchè troppo Hollywoodiana.
Il personaggio del medico nero viene sovraccaricato di un background a mio parere inutile melodrammatico atto a dare, ad un pubblico indeciso sulla questione, un'empatia maggiore verso la figura di Poitier e a far si che tifi per il matrimonio tra i due giovani, visto come giusta ricompensa per quel che ha passato. Il fatto di renderlo un medico di grande fama è un modo per eclissare la questione economica (se fosse stato un impiegato o un operaio? Come avrebbero reagito tutti?). Diciamo che Poitier da bravo attore (specialmente nel forte quanto deciso confronto faccia a faccia con suo padre), riesce a dare un'aria meno idealista e molto più concreta sulle difficoltà di un simile matrimonio; la ragazza bianca invece è francamente imbarazzante sia come recita (irritante) e sia per come è scritta (svampita rincoglionita)... il matrimonio poi deciso dopo soli 10 giorni di conoscenza... ma che è? Una soap opera?
Katherine Hepburn che interpreta il ruolo della madre della giovane, ha ricevuto un premio oscar a mio modesto parere non meritato (e per me non meritava manco la nomination). Tralasciando che il suo personaggio è di supporto a quello di Tracy e vive solo in funzione di quest'ultimo, la sua perfomance comunque non è nulla di trascendentale visto che alla fine per tutto il film ha quei cavolo di occhi sempre lucidi e pronti al pianto intervallato da un sorriso stra-finto e borghese (che si vede lontano un miglio che è falso) o da una faccia da pesce lesso che dovrebbe comunicare imbarazzo e disagio allo spettatore.
Inoltre una cosa che non mi sarei aspettato da un film che vorrebbe essere liberal progressista e avente una donna forte nel cast come Katherine Hepburn, è lo scarso peso dato alla figura femminile. E' un film che vuole lottare contro i pregiudizi razziali, ma alla fine decidere sul matrimonio è un'affare riguardante solo i padri di famiglia. Le due madri subito danno l'assenso, ma questo non rileva nulla ai fini dello scioglimento di questa situazione ingarbugliata... un grosso auto-goal per un'opera del genere e trovo strano che una donna dal carattere forte e fieramente indipendente, si sia prestata a recitare un ruolo del genere. In sostanza, la delusione più grande del film per il sottoscritto, vista anche l'enorme stima e considerazione verso questa grande attrice.
Per carità non voglio dire che sia brutto (non ci tengo ad essere etichettato come xenofobo razzista); però ragazzi non mi ha convinto pienamente. Posso invece dire di essere stato soddisfatto dall'arguzia della sceneggiatura nel mettere in risalto come tante persone che professino idee progressiste in pubblico, quando poi si ritrovano al contatto tangibile delle loro idee, non sono poi così progressiste come dicevano di essere... come dire... vale sempre il detto che se una situazione non la vivi in prima persona non puoi parlare? Forse no, però prima di dare contro agli altri, forse comprendere l'altro la pensa così e fargli capire che si sbaglia tramite un costruttivo dialogo sarebbe un buon inizio. Mi è piaciuto molto la frase del prete "Dietro ogni animo liberale, si nasconde un bigotto reazionario"... in tempi odierni di piena ipocrisia del politicamente corretto è un dialogo molto arguto ed interessante.
Concludendo vorrei dire due parole sull'ultima perfomance di Spencer Tracy. Ci si ritrova innanzi ad un'ottima prova. Un personaggio che si trova innanzi ad un cambiamento veloce e repentino contro cui deve prendere una decisione positiva o negativa alla svelta. Il suo monologo finale seppur didascalico, leggermente moralista e un pò furbetto (alla fine ribalta il tutto spostando il focus dal suo pensiero a quello dei due giovani che devono essere forti contro i giudizi altrui), comunque ha la sua forza incisiva ed è un bel tocco di classe per chiudere questo discreto film. In sostanza, un film da vedere almeno una volta nella vita; molto datato (giustamente Mereghetti e Morandini oltre 2.5 stelline non vanno e negli anni '70 venne attaccato dalla critica revisionista), ma che al'epoca ricevette tante nomination e vinse due oscar tra cui miglior attrice protagonsita (rubato ad una tra Edith Evans e Audrey Hepburn, scegliete voi quale delle due) e sceneggiatura originale (altrettanto rubato a Gangster Story, La Guerra è Finita o Due per la Strada, anche qui fate la vostra scelta).
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