Regia di Guido Brignone vedi scheda film
Roma, seconda guerra mondiale. Saputo dello sbarco degli alleati in Sicilia, un commendatore, la moglie e i due figli adulti si dirigono verso Salerno. Come improvvisato autista reclutano un simpatico marinaio canterino, che fa la corte ricambiato alla figlia del commendatore.
Un tocco di neorealismo - quantomeno nella trama, perchè esteticamente la pellicola non ha nulla a che fare con i canoni del genere - per un melodramma in piena regola, con l'annoso tema dell'amore fra differenti classi sociali (l'amore vince su tutto, naturalmente) in primo piano. Canto, ma sottovoce... è un'operina visibilmente ricavata con poco, pochi mezzi e poche idee, ma cionondimeno curata a sufficienza, girata da un professionista come Guido Brignone che aveva cominciato all'epoca del muto, tre decenni prima, e interpretata da un cast nel quale non mancano nomi di sicuro rilievo: Mariella Lotti, Dina Sassoli, Paolo Stoppa, Guglielmo Barnabò, Ave Ninchi e Arturo Bragaglia sono i principali. Anche sul versante tecnico ci sono garanzie: la fotografia di Mario Albertelli, il montaggio di Mario Serandrei, le musiche di Felice Montagnini: ma oltre al mestiere non c'è granchè, sia chiaro. Sceneggiatura a quattro firme, quelle di Cesare Zavattini, di Nino Novarese, di Diego Fabbri e di Carlo Duse: identico discorso, nomi buonissimi e sottoimpiegati. In un cinema italiano in rinascita, azzerato o quasi dal conflitto, pellicole come queste rappresentavano l'ossigeno necessario per poter continuare a respirare, a sopravvivere in attesa di tempi migliori. 3/10.
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