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Seddok - L'erede di Satana

Regia di Anton Giulio Majano vedi scheda film

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La recensione su Seddok - L'erede di Satana

di mm40
3 stelle

Una bella ragazza è rimasta orrendamente sfigurata da un incidente. Il dottore che se ne prende cura si innamora di lei e riesce a trovare una cura miracolosa per debellare le sue deformità. Per continuare a iniettarle il suo speciale siero, lo scienziato ha però bisogno di continui rifornimenti di ghiandole femminili; il metodo migliore per procurarsene, ovviamente, è fare una strage di donne innocenti.

 

Nel 1960 Anton Giulio Majano era ormai costantemente impegnato con la televisione di Stato; fra i principali autori di sceneggiate per il piccolo schermo con un'evidente predilezione per la trasposizione in video di celebri opere letterarie, il Nostro aveva già diretto Piccole donne (1955), Jane Eyre (1957) e una manciata di ulteriori titoli. In futuro questa sarà la sua carriera, esclusivamente dedicata alla tv a parte un'ultima pellicola per il cinema girata nel 1961, I fratelli Corsi. Seddok - L'erede di Satana è perciò il film che non ti aspetti, un gotico senza mezzi termini incentrato sulla classica (stantia fors'anche) figura dello scienziato pazzo coscientemente dedito al più spensierato genocidio. Cinema da due o tre soldi, ma pur sempre cinema, per quanto nel cast il regista richiami svariati interpreti di chiara provenienza televisiva; fra gli attori i nomi centrali sono quelli di Alberto Lupo, Susanne Loret, Sergio Fantoni, Ivo Garrani, Andrea Scotti, Franca Parisi e Tullio Altamura. Musiche ben orchestrate da Armando Trovajoli, fotografia diretta da Aldo Giordani, montaggio di Gabriele Varriale e un apprezzabile make up a cura di Euclide Santoli: la confezione del prodotto è sufficientemente rifinita per quanto da esso ci si possa aspettare. La trama, certo, traballa da tutte le parti e, più che i difetti logici, ciò che preoccupano sono i luoghi comuni di cui è intrisa; al di là di questo comunque il film è assolutamente godibile. Da un soggetto di Piero Monviso, con una sceneggiatura firmata da Majano insieme a Gino De Sanctis e Alberto Bevilacqua. 3,5/10.

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